> > Meloni: "Reato di tortura impedisce a polizia di lavorare"

Meloni: "Reato di tortura impedisce a polizia di lavorare"

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Oltre ad abolire il reato di tortura, Fratelli d'Italia propone di aumentare le pene per chi minaccia od oppone resistenza a pubblico ufficiale.

Giorgia Meloni ritiene l’attuale legge contro la tortura un ostacolo al lavoro delle Forze dell’Ordine. La leader di Fratelli d’Italia, contestualmente all’abolizione del reato approvato la scorsa legislatura, ha proposto l’aumento delle pene per chi minaccia o oppone resistenza a pubblico ufficiale.

Aggiornamento

Le dichiarazioni della leader di Fratelli d’Italia sono comparse ieri sul suo account Twitter ufficiale. Rendendosi conto che la frase è francamente difficile da giustificare, Giorgia Meloni ha cancellato il tweet precedente (che il lettore può trovare nel paragrafo successivo, nda) sostituendolo con un altro. Scrive infatti Meloni: “Fratelli d’Italia ha presentato due proposte di legge per aumentare le pene a chi aggredisce un pubblico ufficiale e per modificare il reato di tortura che, così com’è codificato oggi, impedisce alle forze dell’ordine di svolgere il proprio lavoro. Difendiamo chi ci difende!”.

tweet meloni

Giorgia Meloni, via il reato di tortura

“Difendiamo chi ci difende: abbiamo presentato due proposte di legge per aumentare le pene a chi aggredisce un pubblico ufficiale e per abolire il reato di tortura che impedisce agli agenti di fare il proprio lavoro. Siamo sempre dalla parte delle forze dell’ordine!”, scrive Giorgia Meloni su Twitter il 12 luglio. Le proposte sono state depositate da Fratelli d’Italia a Palazzo Montecitorio. La Repubblica riporta ulteriori dichiarazioni della leader di FdI, incentrate sulla proposta di oggi e sull’atteggiamento dell’attuale esecutivo verso i partiti che non gli sono pregiudizialmente ostili. “Tutti siamo contrari alla tortura, ma bisogna capire cos’è la tortura. Se dai dodici anni a un agente per minacce psicologiche, io non sono d’accordo”, spiega Giorgia Meloni e la medesima affermazione compare su un video di accompagnato al tweet citato. E sul governo Conte, “purtroppo registriamo una chiusura su alcune nostre proposte, come la discussione nella commissione d’inchiesta sui diritti umani del genocidio dei cristiani del mondo, o ancora l’inserimento delle nuove mafie. (…) Sono chiusure inspiegabili”, afferma Meloni.

tweet meloni

Un crimine contro l’umanità

“Giorgia Meloni vuole dirci che senza la possibilità di picchiare è impossibile fare l’agente di polizia? Che qualsiasi violenza da parte di un agente è legittimata?”, chiede Ilaria Cucchi, interpellata da Rolling Stones. La sorella di Stefano Cucchi conduce da anni una battaglia per ottenere chiarezza e giustizia sulla vicenda che ha coinvolto il fratello, morto nel 2009 quando era in custodia cautelare. “Chi come noi sostiene la necessità di una legge che definisca reato la tortura– spiega Ilaria Cucchi, sempre alla rivista- non vuole l’equazione per cui ogni poliziotto è un picchiatore. Semmai è la Meloni (…) a sostenere che un poliziotto, per fare il proprio mestiere, deve essere libero di picchiare”. L’Associazione Antigone, che si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale, scrive su Twitter: “La tortura è un crimine contro l’umanità. Chi si macchia di questo reato va punito. Chi legittima la tortura o tace ne è complice. La legge italiana differisce dal testo Onu. Ci chiediamo cosa pensa il M5S che quel testo non lo votò proprio per questo discostamento”.

tweet antigone

Il reato di tortura

La tortura è reato in Italia dal luglio del 2017. Dopo un iter parlamentare iniziato nel 2014, la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge che punisce chiunque causa a una persona, privata della libertà e “sotto la sua custodia”, sofferenze fisiche o psicologiche provate. La pena prevista varia dai quattro ai dieci anni, che possono arrivare anche a un massimo di dodici nei casi in cui siano stati condannati, per questo tipo di reato, dei pubblici ufficiali. La legge è stata aspramente criticata dai sindacati della polizia e dal centrodestra, con Giorgia Meloni che dichiarava: “E’ un’infamia voluta dal Pd per criminalizzare le Forze dell’Ordine”. Il Movimento 5 Stelle, pur favorevole all’introduzione del reato, si è astenuto. Il provvedimento infine è stato dichiarato poco incisivo dall’Associazione Antigone e da Amnesty International. L’allora presidente della Commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti (Pd), escludendo categoricamente ogni intento punitivo contro le Forze dell’Ordine, ha affermato che l’approvazione della legge ha colmato un ritardo normativo evidente e sottolineato dagli organismi internazionali. La Convenzione contro la tortura è stata adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1984; l’Italia la sottoscrive cinque anni più tardi ma, fino al 2017, non ha provveduto a inserire il reato di tortura nel suo ordinamento penale. L’attuale legge è stata comunque definita incompleta e “non conforme” alla Convenzione dal Comitato Onu contro la tortura.