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Monsanto condannata a risarcire malato di cancro

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Il colosso americano Monsanto è stato condannato dalla Corte Suprema a risarcire un malato di cancro terminale per i suoi pesticidi.

La Corte suprema della California ha condannato il gigante dell’industria farmaceutica Monsanto a pagare con una multa di 290 milioni di dollari un guardiano per non avere dichiarato che il pesticida utilizzato dall’uomo conteneva sostanze altamente cancerogene. I giudici hanno dichiarato che la mancanza di descrizioni appropriare del prodotto di Monsanto era intenzionale. L’industria americana finisce così un’altra volta al centro di aspre critiche.

Una multa salatissima

L’azienda Monsanto Co. è stata costretta a pagare i danni ad un uomo per l’ammontare astronomico di 289 milioni di dollari, a causa del suo pesticida Roundup, accusato di essere un prodotto ad alto rischio cancerogeno e carente di informazioni sufficienti a proposito.

L’uomo che ha vinto la causa e Dewayne Johnson, guardiano e giardiniere di una scuola cui era stato diagnosticato un cancro in connessione alla respirazione delle sostanze cancerogene contenute in Roundup. I suoi avvocati non erano in un primo momento particolarmente ottimisti sul verdetto della Corte, di solito reticente a condannare industrie di questo peso, ma la decisione dei giudici di San Francisco ha stupito favorevolmente tanto loro quanto buona parte del pubblico. Il processo era molto atteso perché in base al risultato del verdetto poteva essere previsto l’esito di tante altre denunce partite a causa del prodotto nello stesso periodo in cui Johnson aveva sporto la sua.

Monsanto ha detto che avrebbe presentato ricorso, rilasciando un comunicato: “La decisione della Corte di oggi non cambia il fatto che oltre 800 studi scientifici hanno dimostrato che il nostro prodotto era esente da sostanze cancerogene e che Roundup non può assolutamente essere la causa del tumore del signor Johnson”.

Un passato e un presente turbolenti per l’industria

Monsanto è stata acquistata lo scorso giugno dalla tedesca Bayer AG per 66 milioni di dollari. Se il verdetto Johnson dovesse essere seguito da altre cause simili, potrebbe causare serie conseguenze al futuro della stessa Bayer. Gli investitori della Bayer, ha detto l’analista Chris Perrella, potrebbero non essere del tutto coscienti delle conseguenze di queste cause, perché per lo più concentrati sui prodotti farmaceutici della Monsanto, dimenticando che l’industria è molto attiva anche sul versante dei prodotti per l’agricoltura, dai pesticidi ai semi geneticamente modificati.

La sostanza sotto accusa è il glifosato, approvato per l’utilizzo dalla Monsanto già nel 1974 ed utilizzato in numerosi prodotti ad uso pesticida. L’utilizzo del glifosato era già stato criticato numerose volte in questi anni da ricercatori, avvocati e ambientalisti, nonostante Monstanto avesse sempre respinto ogni tipo di accusa e dubbio in proposito.

Secondo numerosi ricercatori e osservatori, Monsanto era al corrente che la sostanza fosse cancerogena già negli anni 70 ma si è rifiutata di informare il pubblico in maniera deliberata.

Johnson era stato esposto alla sostanza del Roundup a partire dal 2012, quando iniziò a lavorare come giardiniere in una scuola di Benicia, in California. Nel 2014 gli fu diagnosticato il cancro e nel 2017, in seguito ad una chemioterapia, gli fu annunciato che aveva solo poco più di sei mesi di vita rimasti. Quantomeno l’uomo è vissuto a sufficienza per vedere compiersi un minimo di giustizia.

La Monsanto era stata criticata in passato, oltre che per i suoi prodotti farmaceutici, soprattutto per le sostanze utilizzate nei prodotti finalizzati all’agricoltura. Nei primi anni 2000 finì al centro di importanti controversie in Argentina e in India per i suoi semi di soia geneticamente modificati.