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Parmigiano Reggiano è davvero nel mirino di Onu e Oms?

parmigiano reggiano

Fonti Onu precisano che non saranno tassati prodotti tipici italiani, non citati dall'Oms nel report per prevenire le malattie non trasmissibili.

L’Onu e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) stanno conducendo una campagna di prevenzione per contrastare le malattie non trasmissibili (diabete, malattie cardiovascolari e tumori). Parte delle misure considerate richiedono di ridurre alimenti ricchi di grassi saturi, sale e zuccheri, dannosi per la salute ed equiparati a sostanze come il fumo e l’alcol. Martedì 17 luglio è circolata la notizia che, nel mirino di Onu e Oms, potrebbero finire alcuni prodotti tipici italiani, tra cui il prosciutto crudo e il Parmigiano Reggiano, oltre che l’olio d’oliva, la pizza e il vino. Alcuni alimenti peculiari della tradizione gastronomica italiana potrebbero essere coinvolti nelle campagne dell’Oms? E’ previsto un aumento della tassazione verso questi prodotti?

L’Oms non cita prodotti italiani

Il report citato, Time to deliver, è stato redatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e diffuso nel giugno del 2018. L’obiettivo è fornire raccomandazioni ai Paesi membri per limitare l’incidenza negativa di sale, grassi saturi e zuccheri. E’ bene ricordare che in Time to deliver non sono citati aumenti di tassazioni per quanto riguarda alimenti o prodotti alimentari, con l’eccezione di alcol e sigarette. Inoltre non si fa alcun accenno ai prodotti italiani menzionati in precedenza. Fonti diplomatiche dell’Onu, riportano sia l’Ansa sia Repubblica, hanno inquadrato la vicenda, spiegando anche l’esatta procedura con la quale sarà affrontata la questione. Il prossimo 27 settembre si terrà la riunione dell’Assemblea Generale dell’Onu sulle malattie non trasmissibili che non si concluderà con un voto né con una risoluzione. Sarà invece scritta una “dichiarazione politica, da adottare per consenso”. I negoziati per redigerla, in vista della discussione di settembre, sono in corso in questi giorni.

Le reazioni

Le reazioni alla notizia non sono mancate, a partire da esponenti istituzionali. Gian Marco Centinaio, ministro dell’Agricoltura, ha dichiarato che, se i prodotti del made in Italy fossero trattati alla stregua delle sigarette, “saremmo alla pazzia pura. Ritengono che facciano bene alla salute prodotti come la Coca Cola, o altri perché light, e poi condannano il Parmigiano o altri prodotti dell’enogastronomia italiana. Su questo faremo una battaglia molto dura”, ha affermato Centinaio intervistato da InBlu Radio. Riccardo Deserti, direttore Consorzio Parmigiano Reggiano, afferma- intervistato da Il Messaggero– di aver letto Time to deliver con attenzione, dopo aver appreso la notizia circolata nelle ultime ore. Appare evidente “che l’Oms non ha messo sotto accusa le eccellenze italiane, né il Parmigiano Reggiano”; il report raccomanda l’adozione di sottolineare nelle etichette dei prodotti la presenza di grassi saturi e sale. Questo però, secondo Riccardo Deserti, rappresenta un rischio perché “può portare a ‘un sistema Arlecchino’ (…) con taluni paesi che strumentalizzano tale raccomandazione per introdurre nuove barriere alimentari”.