Chi vincerà il braccio di ferro sui tassi di interesse? La prima risposta arriverà oggi pomeriggio, dopo la riunione del comitato esecutivo di politica monetaria della BCE: fino a pochi giorni fa, un rialzo dello 0,50% era dato per certo, ma il terremoto finanziario che ha travolto le banche e le borse in tutto il mondo, potrebbe aver radicalmente cambiato lo scenario. E il caso-Credit Suisse ha peggiorato ulteriormente la situazione: la paura del contagio ha preso il volo, trascinando nel caos tutte le banche europee e soprattutto le banche italiane. Nel mirino della speculazione, del resto, ci sono soprattutto le banche più esposte al rischio-tassi nei loro bilanci, sia con i titoli di Stato per i derivati e altre obbligazioni. Fermare questa spirale non sarà facile per le autorità monetaria, a meno di bloccare l’avanzata dei tassi.
Gli analisti di Borsa ritengono infatti che la BCE alzerà i tassi meno di quanto aveva preannunciato proprio per evitare nuovi shock per le banche e per la stabilità del sistema finanziario. Una scelta analoga sarà presumibilmente adottata la prossima settimana dalla FED: tre fallimenti bancari in una settimana sono un pessimo segnale per Wall Street.
Per la BCE, insomma, si profilano ore molto difficili: se la lotta all’inflazione è la priorità della BCE (e della Fed), alzare i tassi di mezzo punto sarà una scelta inevitabile, anche a costo di un nuovo shock borsistico per le banche. Dimezzare il rialzo, dall’altra parte, darebbe certamente un segnale di sostegno alle borse e respiro alle banche, ma segnerebbe anche una capitolazione nel braccio di ferro con i grandi gestori di capitali.