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Piano licenziamenti: finestra uscita anticipata per i dipendenti ex Alitalia

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Piano licenziamenti: si parla di 2.688 uscite dopo il 31 ottobre, data di scadenza della Cigs.

Piano licenziamenti per 2.668 dipendenti ex Alitalia in amministrazione straordinaria, la cui cassa integrazione terminerà il 31 ottobre 2024. Dopo di ciò, per loro è prevista la disoccupazione con tanto di erogazione Naspi. Le procedure sono state avviate tramite una lettera inviata alle sigle sindacali.

Piano licenziamenti: una “finestra” per i dipendenti ex Alitalia

Nonostante l’imminente piano di oltre 2000 licenziamenti collettivi annunciato, emerge una prospettiva di transizione per i dipendenti ex Alitalia. A partire dal 1° gennaio, si prevede l’apertura di una finestra che consentirà ai lavoratori di scegliere l’uscita anticipata mediante la Naspi, su base volontaria.

Coloro che opteranno per questa opportunità potranno accedere ai benefici previsti, mentre chi deciderà di non aderire continuerà a percepire la Cigs fino alla sua scadenza. Questa iniziativa è delineata nella bozza di un protocollo d’intesa elaborato dai commissari straordinari della ex compagnia di bandiera, il quale sarà presentato e discusso con i sindacati del settore durante un incontro fissato per giovedì.

Piano licenziamenti: le restrizioni della cassa integrazione

Nell’estate scorsa, l’estensione della cassa integrazione straordinaria a zero ore, concessa con una proroga di un altro anno e con scadenza fissata al 31 ottobre 2024, ha introdotto alcune restrizioni significative. Il limite massimo dell’importo erogato è stato stabilito al 60% della retribuzione, con un tetto massimo di 2.500 euro mensili per l’ammortizzatore sociale.

Piano licenziamenti: estensione non più prolungata

È importante sottolineare che, contrariamente a proroghe precedenti, il termine di questa estensione non sarà ulteriormente prolungato. In un contesto precedente, grazie al contributo del Fondo Volo, la Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria poteva coprire fino all’80% della retribuzione senza alcun limite di importo.

Tuttavia, con le nuove restrizioni introdotte durante l’estate scorsa, la situazione è cambiata notevolmente. La decisione di limitare l’importo massimo al 60% della retribuzione e stabilire un tetto di 2.500 euro mensili è stata presa con l’obiettivo di gestire in modo più sostenibile questa forma di ammortizzatore sociale.