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Rimborsi Lombardia: condannati Renzo Bossi e Nicole Minetti

minetti e bossi

Sono 52 i condannati nel processo che ha visto coinvolti assessori e consiglieri regionali in Lombardia. Tra i condannati anche Massimiliano Romeo.

Il tribunale di Milano ha trovato colpevoli ben 52 imputati (57 erano in totale gli accusati) nel maxi-processo sui rimborsi spese del Pirellone, sede della regione Lombardia. Le persone coinvolte sono tutti ex assessori ed ex consiglieri: l’accusa è di peculato. Sono, invece, stati assolti 5 ex consiglieri.

Tra i nomi di maggiore spicco troviamo il figlio di Umberto Bossi, Renzo Bossi, detto il Trota, e la famosa igienista dentale personale di Silvio Berlusconi, Nicole Minetti.

Le spese folli di Bossi e Minetti

Renzo Bossi è stato trovato colpevole di aver speso circa 16mila euro di rimborsi spese. Tra i più assurdi prodotti comprati dal figlio di Umberto ci sono biscotti, caffè, cornetti, spazzolini e lattine di Red Bull. La condanna impartita al ‘Trota’ è di due anni e sei mesi.

Ancora più alta la cifra contestata a Nicole Minetti. L’igienista dentale, infatti, è accusata di aver speso poco meno di 20mila euro per “spese personali”. In particolare, nei rendiconti stilati dalla Procura, sembra che l’ex consigliera abbia pagato con i soldi pubblici diversi pasti in ristoranti giapponesi e alcune copie del libro di Paolo Guzzanti ‘Mignottocrazia‘. La condanna per la Minetti ammonta a un anno e otto mesi.

Tra i condannati anche Romeo

La condanna più alta è stata impartita a Stefano Galli, ex capogruppo della Lega Nord in Regione Lombardia, e ammonta a 4 anni e 8 mesi. Nella lunga lista di condannati troviamo anche Massimiliano Romeo, attuale capogruppo della Lega in Senato. Al politico lombardo sono stati contestati circa 30mila euro spesi tra pranzi e cene faraoniche. La sua condanna (1 anno e 8 mesi) è stata ridotta di sei mesi poiché prima del processo Romeo aveva già risarcito la regione.

Il legale di Romeo, Jacopo Pensa, ha così parlato ai microfoni: “Se c’era un sistema, c’era certamente da 30 anni e loro lo hanno ereditato in buona fede. Faremo appello” ha annunciato “noi puntiamo alla revisione delle condotte contestate perché per noi c’è la mancanza del dolo nel peculato“.