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Di Maio: "Chi fa cadere il governo apre la strada ai tecnici"

Di Maio governo tecnico

Continua lo scontro con la Lega sul salario minimo. Il vicepremier replica a Garavaglia: "Curioso che risponda a una domanda con una domanda".

Luigi Di Maio deve fare i conti con un fuoco incrociato. Da una parte ci sono gli scontri con la Lega, con toni che non si sono fatti più miti neppure una volta terminate le elezioni europee. Dall’altra ci sono gli attacchi interni, dai membri dello stesso Movimento di cui è stato confermato leader dal voto “dal basso”. Tra gli ultimi colpi che ha dovuto incassare c’è l’abbandono della senatrice Paola Nugnes (“Certe persone meglio perderle che trovarle“, è il caustico commento) e il dibattito con Alessandro Di Battista. Davanti a uno scenario di tale instabilità c’è chi avanza l’ipotesi, sempre più concreta, di elezioni anticipate. Ma il vicepremier grillino la esclude categoricamente. “Il governo dura altri quattro anni“, ribadisce in un’intervista al Corriere della Sera. E mette in guardia da un futuro fatto di governi tecnici: “Chi lo fa cadere si prenda una bella responsabilità, perché significherebbe far tornare il Pd insieme ad altri Monti e altre Fornero“.

Il salario minimo

Nel frattempo, Di Maio si prepara ad affrontare l’ennesima battaglia con la Lega, che questa volta ha come sfondo il provvedimento sul salario minimo. “Certo è curioso che a una nostra domanda si risponda con un’altra domanda”, afferma in riferimento a quanto dichiarato dal viceministro leghista all’economia Massimo Garavaglia. “Ma io non ho problemi. Il costo sulle casse dello Stato è zero, mentre sul piano delle imprese la proposta sarà affiancata ad un’altra sulla riduzione del cuneo fiscale. Introdurremo quella sul cuneo in manovra. È un’operazione con cui vinciamo tutti: stipendi più alti, più lavoro e meno tasse alle imprese”.

Lo scontro con i sindacati

Ad avanzare perplessità, però, non sono solo gli esponenti della Lega ma anche i sindacati: “Sono alcuni di loro che fanno la guerra al M5s. Forse hanno capito che presto tagliamo i privilegi, incluse le pensioni d’oro. Pari diritti vale per tutti, anche per loro”. Sulla questione sindacati, Di Maio respinge anche l’invasione di campo di Matteo Salvini con la convocazione al Viminale: “Quando sarà opportuno li vedrò, ma io, come ministro del Lavoro, ho un rapporto costante con i sindacati. Mica faccio le cose per visibilità“.