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Al Pd mancano 12 firme per fare referendum contro taglio parlamentari

Taglio dei parlamentari referendum

Maggioranza divisa anche sul taglio dei parlamentari: a breve potrebbe esserci il referendum popolare proposto dal Pd.

Non solo Mes e prescrizione: nella maggioranza potrebbe presto aprirsi un nuovo terreno di scontro relativo ad una misura già approvata, ovvero il taglio del parlamentari. Il 12 gennaio 2020 scadrà infatti il termine per la raccolta firme avviata da un deputato del Pd per sottoporre a referendum popolare il provvedimento.

Referendum sul taglio dei parlamentari

Il Movimento Cinque Stelle potrebbe quindi vedere sfumato il proprio cavallo di battaglia a causa dei suoi stessi alleati di governo. Delle quattro votazioni che le Camere avevano fatto sulla misura, va infatti ricordato che nelle prime tre, effettuate prima dell’ascesa dell’attuale esecutivo, i dem si erano dichiarati contrari. Soltanto la quarta, avvenuta a inizio ottobre con la nuova maggioranza, aveva avuto il loro voto favorevole.

Ma le perplessità in casa Pd sul provvedimento erano rimaste e un suo esponente, Tommaso Nannicini, aveva lanciato una raccolta firme in Senato per effettuare un referendum confermativo. Ad oggi, giovedì 5 dicembre 2019, sono 52 i senatori che hanno firmato sui 64 necessari per dare la parola al popolo. Ne mancherebbero dunque soltanto una dozzina che potranno dare la loro firma entro il 12 gennaio 2020, termine ultimo per presentare la richiesta.

Le perplessità del Pd sulla riforma

I motivi per cui i dem non sono del tutto d’accordo con la misura sono molteplici. In primis il fatto che, se dovesse entrare in vigore così come è stata votata, farebbe scomparire la rappresentanza di interi territori e forze politiche. Poi perché la riforma costituzionale ha avuto una scarsissima discussione pubblica. E, non da ultimo, perché secondo loro l’azione del M5S è partita solo per “strizzare l’occhio ad un orientamento culturale anticasta e antipolitica che ha già fatto molti danni in questo paese“.

In più per loro minore rappresentanza equivale a minore qualità delle istituzioni e di conseguenza minore qualità della democrazia. Tra l’altro risparmiando una cifra esigua e insignificante per il bilancio dello Stato, sostengono.

Una posizione dunque distante da quella del Movimento, che vedrebbe essere messo in discussione uno dei suoi provvedimenti cardine insieme alla riforma Bonafede. Uno scontro che potrebbe diventare decisivo per la tenuta del governo, di cui lo stesso Nannicini dubita. “Se arriveremo al quorum sarà per calcoli in vista di elezioni anticipate. Se si vota prima, col referendum convocato, il taglio dei parlamentari non scatta nelle prossime elezioni politiche“, ha affermato.