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Salvini cambia idea anche sulla Nutella

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Salvini bandisce la Nutella, che entra improvvisamente a far parte dei "cattivi" perché realizzata con nocciole turche: l'ennesimo spot elettorale?

Da panacea nazionale e planetaria schiaffata in centinaia di post mattutini dell’ormai noto filone mangereccio a nuova icona di ciò che gli italiani non dovrebbero mangiare. Se si pensa che stiamo parlando della Nutella il dubbio non solo sorge, ma figlia anche. Figlia perché l’ultima presa di posizione di Matteo Salvini sulla manna spalmabile della Ferrero, da lui messa repentinamente sulla lavagna in colonna dei cattivi perché fatta ‘con nocciole turche’, offre il fianco a diverse e variegate perplessità.

Salvini tra Nutella, gatti e Madonne

Appare subito ovvio che la prima è la vacuità di fondo della faccenda, con un Salvini ormai proiettato a tutto tondo nel ruolo di un Torquemada casereccio che a furia di parlare alla pancia del paese sta iniziando a sussurrare al posto dello stesso dove l’intestino si affaccia sul mondo. Schizzando via fra ruspe, madonne, gattini e autarchia gastronomica il leader leghista non solo conferma ogni giorno di più di aver sposato una linea di comunicazione basica, ma anche di averne incarnato l’essenza in maniera così tenace da non accorgersi delle infinite trappole e contraddizioni che quella linea nasconde.

Prima su tutte quella del doversi rimangiare prese di posizione originarie, sulla scorta dell’esigenza di perseguire con innesti progressivi il sogno di tutti i ‘pusher politici’ del sovranismo: quello di un’Italia e di un popolo che bastano fieramente a se stessi e che non tollerano neanche una molecola di materia foresta, umana, politica, sociale, organica o di costume che sia. E in questo senso la Nutella fa scuola: nei suoi post mattutini, quelli con cui Salvini coltiva minuziosamente l’immagine del leader piacionescamente spalmato sulla quotidianità dell’italiano medio, la crema della Ferrero aveva avuto un posto di rilievo. Almeno fino ad una manciata di ore fa, quando il leader del Carroccio, imbeccato a Ravenna da supporters perfettamente in sintonia sulla linea della fuffa con cui di questi tempi si interagisce con i politici per omogeneizzare base e vertici, ha ammesso di preferire alla Nutella pane, salame e qualche sardina.

Ecco, abbrancato il grip mediatico del momento sul richiamo all’italicissimo salume ed alle sardine che ormai lo ossessionano, Salvini ha in un certo senso dovuto dire cosa non gli piacesse più della Nutella e se ne è uscito con la faccenda delle nocciole turche che ne sarebbero ingrediente. Come a dire che nel prendere un nuovo binario comunicativo ha dovuto deragliare dal vecchio senza uno scambio dolce, puntando sull’autarchia gastronomica e sul retrogusto vagamente ‘ostile’ che la Turchia lascia, in altri ambiti più che legittimamente, in ogni palato occidentale.

Errore di strategia

Ma ha toppato nel merito, dato che gli sarebbe bastato andare a visitare il sito della Ferrero per vedere che proprio il colosso di Alba, isola di italianità nel mare delle multinazionali che colonizzano il Belpaese, si è dato da fare per incrementare la produzione di nocciole italiane che possano soddisfare l’enorme richiesta su tutto il territorio nazionale. E qui la faccenda delle perplessità multiple e ormai seriali rispetto a ciò che Salvini dice e fa e soprattutto a come i suoi lo recepiscono sorge imperiosa.

Ma perdincibacco, siamo davvero noi che, senza partigianeria alcuna, non stiamo capendo una mazza di dove l’Italia si sta accasando, oppure c’è ancora speranza che la politica offra qualcosa in più che una sventagliata di spot scemi alle porte di ogni scadenza elettorale? Nel dubbio e in attesa che anche questo figli, ci limiteremo a mangiare qualcosa di buono, invece di qualcosa di giusto, perché caro Salvini, a ben vedere l’italiano questo fa: mangia cose buone e non le piega mai ai dettami dell’opportunità.