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Nichi Vendola: "Per avere una buona economia serve il ruolo centrale dello Stato"

nichi vendola

In un'intervista a Notizie.it, l'ex governatore Nichi Vendola propone una riforma del modello sociale e una contesa ideale e politica contro la dittatura globale del liberismo.

Nichi Vendola, ex governatore della Regione Puglia, in un’intervista a Notizie.it torna a parlare della sua “creatura azzoppata” – Sinistra ecologia e libertà -, commenta la recente vittoria di Michele Emiliano alle elezioni regionali e propone una riforma del modello sociale e politico contro la dittatura globale del liberismo.

Tutti adesso dicono che, per tornare a crescere, c’è bisogno di un svolta radicale, che ripensi alle basi l’attuale modello di società e di economia; un’economia verde, un progressivo ampiamento dei diritti civili e delle libertà, un intervento diverso – e per certi versi più incisivo – dello stato nell’economia. Se, sulla base di queste idee, dovesse nascere un nuovo soggetto politico potrebbe tranquillamente chiamarsi Sinistra ecologia e libertà…

La creatura politica di cui sono stato fondatore e leader, cioè Sinistra ecologia e libertà, già nel nome indicava un progetto di radicale innovazione politica e culturale: non un semplice assemblaggio di cose vecchie e cose nuove, non un ritocco all’impianto tradizionale della sinistra, ma una ricostruzione teorica e pratica che mettesse al centro la radicalità della crisi del mondo. Crisi non solo economica e sociale, ma anche civile, morale, persino antropologica. La mia creatura ha fatto tante cose buone ma poi è stata azzoppata. Ma quelle parole sono ancora lì, ci indicano la strada..

La sospensione dei parametri di Maastricht ci permette di fare debito. Uno dei presupposti su cui si è basata la strategia di Shinzo Abe per il rilancio del Giappone è stato proprio il temporaneo accantonamento del problema del debito pubblico. Tale strategia si chiamava “delle tre freccie”, e puntava soprattutto su un rilancio degli investimenti. Il Giappone così è tornato ad essere in pochi anni la terza economia mondiale. Ecco, non vorrei dire una banalità, ma non pensa che per avere un’economia verde debba prima di tutto esserci un’economia?

Per avere una vera e “buona” economia serve il ruolo centrale dello Stato e della mano pubblica, serve regolamentare i mercati finanziari, serve un fisco progressivo, serve una lotta accanita a povertà e precarietà, serve chiudere la lunga e soffocante stagione della austerity, serve una contesa ideale e politica contro il liberismo e la sua dittatura globale: ecco, una svolta green è reale se è figlia di una più complessiva riforma del modello sociale e nella misura in cui sia integrata all’interno della stessa.

Quanto ha influito il suo appoggio nella vittoria in Puglia di Michele Emiliano?

Penso di aver dato un contributo alla comprensione di quale fosse la posta in gioco delle regionali. E ho dato una scossa al popolo sparso e deluso della sinistra: evitare di tornare a Fitto, alla più arrogante delle destre, mi pareva un dovere assoluto.

Eppure non siete sempre stati d’accordo su tutto. Anche su temi importanti, a carattere ultra regionale, siete spesso stati in dissenso. Confida in un Emiliano diverso per i prossimi cinque anni?

Il dissenso all’interno del mio campo non può divenire un aiuto agli avversari. E che avversari (sovranisti e post-fascisti): sono certo che Emiliano saprà fare meglio in questa nuova legislatura. Già nella scelta degli assessori mi pare si vedano novità assai interessanti che fanno una bella differenza rispetto alla precedente giunta…

Nello specifico, sul gasdotto Tap, abbiamo assistito ad una campagna per lo spostamento della localizzazione dell’opera. Nel frattempo i avori proseguivano come da progetto e in questi giorni arriverà la prima fornitura di gas. Il principio di realtà si è così imposto. Il ruolo della politica finisce qui? La politica può veramente fermarsi al brusco risveglio dal sogno?

Su Tap la localizzazione è effettivamente sbagliata. Ma quel tubo non può essere paragonato alla Tav o a una centrale nucleare: ora che le cose son fatte, davvero sarebbe utile aprire un negoziato serio sulle compensazioni economiche per il Salento e per l’intera Puglia.

Abbiamo detto che uno dei pilastri della nuova sinistra potrebbe consistere nel ripensamento del ruolo del pubblico. Con specifico riguardo ad Acquedotto pugliese, la sua giunta aveva due idee alternative: farne una società in house dei comuni interessati oppure trasformarlo in ente pubblico regionale. Insomma, l’idea costante era che Aqp doveva in ogni caso diventare un soggetto pubblico. Perché?

Perché l’acqua non è una merce, ma è un diritto umano primario. Ma anche perché la privatizzazione del bene acqua significa sempre (sempre vuol dire sempre) tariffe più alte e servizi peggiori. La storia meravigliosa di questo ciclopico monumento della civiltà e della modernità è una storia sociale di cui dovremmo sentirci custodi ed eredi, difendere il carattere pubblico di AQP è l’unico modo di onorare quella storia e di proiettarla verso il futuro…