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Open Arms, processo: rinviato al 20 marzo il proseguimento dell'udienza

Matteo Salvini

E' in corso nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo l'udienza preliminare del processo ai danni di Salvini sul caso Open Arms.

É terminata l’udienza preliminare del processo a carico dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini su caso Open Arms. Il giudice ha optato per farla proseguire il 20 marzo. Il leader della Lega è accusato di sequestro plurimo di persona aggravato e omissione di atti d’ufficio per aver impedito lo sbarco di 107 migranti bloccati al largo di Lampedusa nell’agosto 2019.

Le prime parole di Salvini

Uscito dall’aula per rispondere alle domande dei cronisti, Salvini si è così espresso: “La cosa curiosa leggendo gli atti della Procura è che due dei presunti sequestrati sono tuttora in carcere, stiamo cercando di capire per quale reato. Quindi ho sequestrato due galantuomini che sono in carcere uno a Ragusa e uno ad Agrigento. Mi sembra evidente che ho agito non da solo ma con tutto il governo“.

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Il processo sul caso Open Arms

A presiedere l’udienza sarà il gup Lorenzo Iannelli che dovrà decidere se procedere nei confronti di Salvini e disporre il processo oppure se optare per il proscioglimento. Tutto si terrà nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo dove il numero uno del Carroccio sarà presente insieme al suo avvocato Giulia Bongiorno, la medesima che lo difende nel processo relativo al caso Gregoretti. Dalla parte dell’accusa vi sono invece il procuratore aggiunto Marzia Sabella e il sostituto Calogero Ferrara.

Intanto Salvini ha ribadito di essere orgoglioso di quanto fatto ammettendo che non solo lo rifarebbe ma lo rifarà. “Continuo a essere tranquillo e dispiaciuto perché ritengo che la giustizia italiana potrebbe investire tempo e denaro nei confronti dei veri delinquenti“, ha aggiunto affermando che salvare vite, combattere i trafficanti di esseri umani e proteggere i confini e la sicurezza di un paese sono il dovere di un ministro.

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I fatti risalgono all’agosto 2019 quando la nave della Ong spagnola rimase per 19 giorni bloccata in mare senza poter sbarcare i migranti. Il 20 agosto poi la procura di Agrigento dispose il sequestro dell’imbarcazione ordinando lo sbarco dei cittadini presenti a bordo. Il Tribunale dei Ministri di Palermo accusò dunque l’allora titolare del Viminale di sequestro di persona e la Procura ne chiese il rinvio a giudizio, poi autorizzato dal Parlamento.