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Bonomi: "Draghi è un patrimonio del nostro paese"

Bonomi Draghi patrimonio paese

Da Confindustria il presidente Bonomi fa il suo endorsement a Mario Draghi: "È un patrimonio del Paese".

Dal momento in cui Mario Draghi è stato incaricato dal Capo dello Stato Sergio Mattarella di creare un governo, da più parti sono arrivati attestati di stima nei suoi confronti. Il suo curriculum parla chiaro, è un uomo di grande esperienza e dall’altissima caratura internazionale. Se le forze politiche fanno ancora il gioco dei veti incrociati, il mondo dell’economia e dell’industria si schiera dalla parte dell’ex presidente della Bce. Come potrebbe d’altronde non essere così: alla sua nomina i mercati finanziari hanno reagito con grande positività. Lo sa bene Carlo Bonomi, presidente di Confindustria che, in un’intervista rilasciata alla Stampa ha parlato di Draghi come di un “patrimonio del nostro Paese”.

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”Draghi – dice Bonomi – Ha le qualità che da tempo auspicavo in un politico: una persona seria, competente, autorevole ed efficace. Un endorsement in piena regola che, come argomenta il presidente di Confindustria, avrebbe origini lontane: “Ammiravo Draghi anche in tempi non sospetti. Ad agosto – sottolinea – poco dopo la mia elezione, sono andato al meeting di Rimini ad ascoltarlo. Pensavo che avrei trovato in sala buona parte dei rappresentanti del sistema politico ed economico italiano. C’ero solo io. Ho sempre considerato Mario Draghi un patrimonio del nostro Paese”.

Bonomi dunque apre a Draghi e spera che possa riuscire nel compito di trovare una maggioranza per avviare con lui un lavoro di confronto che miri ad esempio ad “una riforma radicale degli ammortizzatori sociali e di politiche attive del lavoro efficaci, non solo imperniate sui centri pubblici per l’impiego”. Altro tema per il numero uno degli industriali è che si riveda anche il reddito di cittadinanza, da lui inteso come uno strumento fallimentare, e che quota 100 venga modificata: “Abbiamo sempre avvertito che quota 100 avrebbe creato problemi di sostenibilità del debito pubblico e aggravato l’ingiustizia verso i più giovani. L’idea che pensionando in anticipo i più anziani si creassero nuovi posti di lavoro non è fattibile”.