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Ponte Morandi: il racconto di una famiglia sopravvissuta

ponte morandi

Crollo del ponte Morandi di Genova, il racconto di una famiglia scampata alla tragedia. 41 le vittime del disastro che ha colpito Genova e il Paese.

Il crollo del ponte Morandi ha colpito Genova e il Paese, strappando alla vita 41 persone che percorrevano uno dei tratti autostradali più trafficati del nord Italia. Nelle testimonianze di alcuni sopravvissuti, a pochi giorni di distanza, c’è tutta l’angoscia degli attimi in cui il mattino si è fermato, il cemento e il ferro hanno ceduto, trascinando nel precipizio troppe vite innocenti.

Doveva essere un giorno come tanti

Una famiglia di Mondovì che viaggiava sul ponte Morandi ha reso al quotidiano locale “L’Unione Monregalese” una testimonianza degli attimi concitati che hanno preceduto la catastrofe. Alfio, Agnese e il loro bambino di due anni viaggiavano in direzione di Savona, per trascorrere una giornata al mare nella località di Ceriale. Il nubifragio che ha colpito la Liguria in quel giorno di metà agosto li aveva però convinti a cambiare i loro piani. Marito e moglie si erano decisi a visitare l’acquario di Genova insieme al loro bambino.

Gli attimi prima della tragedia

Il ponte Morandi è un’arteria principale di collegamento per la Liguria e per il nord Italia. I coniugi hanno ricordato che, come ogni giorno, quel tratto di strada era trafficato. Davanti a loro, Alfio e Agnese hanno trovato un camion della Basko. Tutto sembrava nella norma, anche la lunga attesa. Del resto la famigliola era in vacanza e Alfio, alla guida, ha deciso di pazientare. “Non è il caso di superare il furgone. C’è una lunga coda: aspettiamo. Arriveremo un po’ più tardi, ma non importa: siamo in vacanza” testimonia di aver detto a sua moglie. Quella scelta provvidenziale, dettata dal caso, ha salvato lui e i suoi cari. Alfio, Agnese e il loro bambino sono sopravvissuti. Molti altri automobilisti che percorrevano quella stessa strada hanno però perso la vita. Nelle ultime ore, il bilancio delle vittime è salito a 41 persone con il ritrovamento dell’auto di un’altra famiglia che era stata data per dispersa. Sono 16 le persone rimaste ferite. 600 sfollati hanno dovuto abbandonare le loro abitazioni per il rischio di ulteriori cedimenti alla struttura.

Il cedimento improvviso

Agnese ricorda l’auto della sua famiglia che procedeva sul ponte Morandi, in un giorno di pioggia che appariva nella norma: “A un tratto abbiamo visto il furgone davanti a noi rallentare e frenare di colpo, poi ha ingranato la retromarcia. Pioveva a dirotto, si vedeva poco. Non capivo cosa stava accadendo. Mio marito ha sentito l’asfalto che tremava e mi ha detto: Sta crollando il ponte! Io ho guardato fuori dal finestrino e ho visto i tiranti che si sganciavano. In quell’istante non so cosa ho pensato. Non c’era spazio per fare retromarcia. Ho staccato il bambino dal seggiolino e ci siamo messi a correre”. Con queste parole Agnese ricorda gli attimi che hanno fatto la differenza tra la vita e la morte.

Quel ponte tremava da mesi

Le parole della famiglia di Mondovì sono atroci, proprio perché normali e quotidiane. Ricostruiscono l’angoscia di quell’attimo in cui l’impensabile è diventato dramma. Impossibile prevedere la catastrofe, per chi viaggiava quel giorno sul ponte Morandi. Molti genovesi hanno testimoniato però, nei giorni passati, di avere più volte avvertito il ponte tremare al loro passaggio dei loro veicoli, quando si recavano al lavoro o facendo ritorno a casa. Per chi abita a Genova il ponte Morandi è come una tangenziale usata quotidianamente.Viene percorsa per raggiungere i punti nevralgici della città. In un giorno d’agosto, quella strada ha ceduto. Questo non è quotidiano, né normale. A chi viaggiava è sembrato un incubo assurdo e inaspettato. Un dramma che chi si trovava sul ponte ha potuto solo affrontare con sgomento. In tutto il Paese è una giornata di lutto nazionale per onorare le 41 vittime di questa immane tragedia, che riceveranno i funerali di Stato.