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Porta il padre sulle spalle per 12 ore per farlo vaccinare: "Convinti perché isolati da fake news"

Indigeno

Parla Eric Jennings Simões, il fotografo che ha scattato la foto dell'indigeno che ha portato il padre sulle spalle per 12 ore per farlo vaccinare.

Parla Eric Jennings Simões, il fotografo che ha scattato la foto dell’indigeno che ha portato il padre sulle spalle per 12 ore per farlo vaccinare

Porta il padre sulle spalle per 12 ore per farlo vaccinare: “Convinti perché isolati da fake news”

La famosa foto con l’indigeno brasiliano che porta sulle spalle il padre per 12 ore nella foresta amazzonica per farlo vaccinare contro il Covidè autentica“. Quel gesto che ha stupito tutti è stato possibile perché gli indigeni brasiliani di quella tribù vivono isolati e al “riparo dalle fake news sul vaccino anti Covid“. Questo è quanto spiegato da Eric Jennings Simões, medico e autore dello scatto. L’uomo ha spiegato a L’Avvenire che lo scatto risale ad un anno fa, gennaio 2021, quando era appena iniziata la campagna vaccinale tra la tribù dei nativi Zó’é.

Porta il padre sulle spalle per 12 ore per farlo vaccinare: “Come dimenticare quel 22 gennaio 2021?”

Il gruppo viveva isolato e, in accordo con i capi tribù, avevano deciso di non far entrare nessuno nel loro territorio, nemmeno i medici, proprio per evitare focolai di contagio. I sanitari erano quindi rimasti ai margini del loro territorio. Per questo era necessario spostarsi dall’interno verso il punto convenuto per i vaccini. “È accaduto quasi un anno fa ma me lo ricordo perfettamente. Come dimenticare quel 22 gennaio 2021? Eravamo arrivati in prossimità del territorio dei nativi Zó’é il giorno prima. Ero molto emozionato. Dopo infiniti mesi di attesa, morte e disperazione, finalmente il vaccino era disponibile” ha dichiarato il medico. “Per suggellare il momento, ho deciso che la prima dose sarebbe stata impiegata su di me. E che ad iniettarmela fosse Hun, la persona del popolo Zó’è appositamente formata” ha aggiunto. 

Porta il padre sulle spalle per 12 ore per farlo vaccinare: “Con i popoli bersagliati di fake news è stato complicato”

Le persone si sono messe in fila e a turno si sono dirette verso il luogo della vaccinazione, con grande fiducia nei medici che, dopo il primo contatto del 2002, con il tempo hanno imparato a conoscere e rispettare. “Utilizzano la medicina tradizionale ma sanno che su alcune malattie non ha effetto. Per questo, accettano il nostro aiuto. Hanno sperimentato che possono fidarsi. Quando siamo arrivati con il Coronavac, il vaccino disponibile in quel momento per il Covid, non si sono, dunque, stupiti” ha dichiarato il medico. “Nessuno ha fatto resistenza. Con altri popoli, bersagliati di fake news, come i Kayapó, i Suruní e i Mundurukú, è stato più complicato. Spesso le notizie false fanno più danni del Covid… Gli Zo’é, che si erano autoisolati fin dall’inizio della pandemia, ci hanno solo chiesto di non entrare nei villaggi” ha aggiunto.