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Prada paga l'ospedale Careggi di Firenze per i tamponi, ma i soldi finiscono solo ad alcuni infermieri

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I soldi sono finiti nelle mani di pochi eletti, circa 20 operatori, che hanno guadagnato per questa prestazione anche 7mila euro extra.

Il diavolo veste Prada? Nel pieno della prima ondata della pandemia, quindi tra marzo e maggio del 2020, mentre medici e infermieri arrancavano negli ospedali al collasso per far fronte all’emergenza, alcuni di loro venivano reclutati senza alcuna gara o bando per andare a effettuare i tamponi ai dipendenti di Prada.

Il colosso della moda con sede a Montevarchi (Arezzo) aveva in quel periodo donato una cospicua somma all’ospedale Careggi di Firenze affinché fosse inviata ogni giorno una equipe di infermieri che potesse eseguire tamponi giornalieri a tutti i dipendenti, in quanto non potevano permettersi di chiudere per due mesi.

Ebbene, dopo un anno si è saputo, grazie a una denuncia dei sindacati degli infermieri, che quei soldi sono finiti in parte nelle mani di pochi eletti, circa 20 operatori, che hanno guadagnato per questa prestazione, fuori orario di servizio, anche 7mila euro extra. Come nel caso della professoressa Laura Rasero, che guida l’unita operativa complessa di ricerca e sviluppo della clinical practice di Careggi e che dalle carte emerge abbia riscosso da quell’operazione 7.164 euro per 199 ore di lavoro (36 euro l’ora). Gli altri 19 infermieri, come emerge dal documento diramato dai sindacati, sono stati pagati da 6mila a mille euro circa a persona a seconda delle ore impiegate nella missione. Pare che in questa ultima fase della pandemia gli stessi siano stati reclutati anche per eseguire i vaccini Covid-19 aziendali.

Il 10 maggio scorso la Fials (federazione italiana autonoma lavoratori sanità) provinciale di Firenze ha scritto una lettera al direttore generale di Careggi Rocco Damone e alla responsabile aziendale per la prevenzione della corruzione, la trasparenza e l’integrità, Simona Orsi, per chiedere chiarimenti. “Il sindacato esprime incredulità e profondo rammarico riguardo alla vicenda del reclutamento del personale per l’attività aggiuntiva dei tamponi presso Prada e delle vaccinazioni aziendali. La totale assenza di trasparenza, la mancata condivisione dei criteri di scelta del personale, la assoluta arbitrarietà della gestione, sono tutti elementi che suscitano legittimi sospetti”, dicono dalla Fials.

Se è vero che probabilmente non si è contravvenuto ad alcuna legge o regolamento, è pur vero che ne sorge un problema di etica personale e di deontologia professionale. Tuttavia, Fials avanza anche il sospetto di una violazione della legge 190/2012 sull’anticorruzione, che sancisce: dove non c’è trasparenza c’è corruzione.

Rivolgendosi al direttore generale la Fials scrive: “Ma si rende conto che senza trasparenza e senza criteri c’è stato personale che ha potuto guadagnare 7mila euro a testa di extra solo per i tamponi presso Prada ed alcuni hanno partecipato sia al progetto tamponi Prada che alle vaccinazioni Covid-19?”.

E anche Nursind, il sindacato delle professioni infermieristiche, che divulga la lista con nomi e cognomi degli infermieri coinvolti, passa all’attacco: “Il diavolo veste Prada, Careggi veste i soliti amici degli amici. I colleghi pretendono equità e trasparenza”.

Ogni volta la solita storia: c’è sempre qualcuno che dalle disgrazie altrui trae profitti e guadagni.