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Raffaella Carrà: “Perché sono diventata un’ ‘icona gay’”

raffaella carra

Raffaella Carrà si racconta: cresciuta da due figure femminili (la madre e la nonna) e con un padre assente, nel tempo è diventata un’icona gay.

E’ un po’ di tempo che non si sente parlare di Raffaella Carrà. A parte che della sua lunga carriera, che ne ha fatto uno dei personaggi più celebri della televisione italiana, dal punto di vista privato sappiamo di lei che non si è mai sposata e che non ha mai avuto figli, ma sono anche noti due suoi legami affettivi molto forti con due uomini: quello con Gianni Boncompagni scomparso quasi un anno fa, e con Sergio Japino.

Raffaella è anche molto apprezzata dalla comunità LGBT, per cui è diventata una vera e propria icona, e la popolarissima conduttrice ne è consapevole – addirittura, in Spagna, una famosa sostenitrice dei diritti degli omosessuali si è travestita da lei in un suo spettacolo di trasformismo -.

Probabilmente ciò accade per la storia personale della Carrà: è stata cresciuta da due “persone dello stesso sesso”, la madre e la nonna, e ha avuto un padre assente, perciò da adolescente ha riscontrato parecchi problemi nell’approccio con i ragazzi. Intendiamo con il termine “ragazzi” quelli eterosessuali, perchè per un lungo periodo è uscita solo con amici gay, e ciò ha influenzato parecchio le sue idee di oggi.

Le sue parole

Raffaellà Carrà, all’anagrafe Raffaella Pelloni, ha raccontato di essere stata cresciuta da due donne: la mamma, Angela Iris, e la nonna, Andreina. La terza era la sua tata inglese. Ha definito suo padre “un uomo buono e intelligente, ma inaffidabile”, che “Non aveva alcun senso della famiglia”, tanto che la madre fu una delle prime donne a separarsi nel dopoguerra e non si sarebbe più risposata.

Raffaella si vergognava di non avere nessuna figura maschile di riferimento: il padre le telefonava solo ogni tanto per sapere se fosse ancora vergine e la minacciava che, se non lo fosse stata, l’avrebbe tolta alla custodia della madre e dal centro sperimentale di cinematografia della sua Bologna, a cui si era iscritta con entusiasmo. Lei era così terrorizzata dalla minaccia paterna, che fino a 18 anni non si era mai fatta toccare da nessun ragazzo, ha raccontato la presentatrice. Usciva solo con quelli omosessuali, perchè “quando in sala” (cinematografica, ndr) “faceva buio, non cercavano di tastarti”.

Poi ha conosciuto Gianni Boncompagni, tra l’altro futuro autore di Non è la RAI. La Carrà ha rivelato che in lui aveva trovato il “babbo” che cercava – era 11 anni più grande – e da allora si era sentita più sicura.

Le idee

La vita di Raffaella Carrà, come abbiamo detto, ha influenzato le sue idee, che è piuttosto aperta in tema di omosessualità e di adozioni da parte dei single.

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Nel primo caso, sostiene che se biologicamente ci sono dei geni in più rispetto ad altri, bisogna assecondare la propria natura, perchè l’importante è “risolversi”. Il suo pensiero è talmente noto, che lo scorso anno il personaggio televisivo italiano, popolarissimo in Spagna, ha anche ricevuto il World Pride all’ambasciata italiana di Madrid nella settimana in cui si celebrava “l’orgoglio gay”. In tale occasione, la conduttrice aveva esortato i partecipanti di vivere quei giorni con allegria, ma aveva pure sottolineato che “le lotte non sono finite, c’è ancora un mucchio di cammino” per abbattere i pregiudizi.

Per quanto riguarda le adozioni da parte dei single, la Carrà afferma di trovare assurdo che lei, cresciuta da una mamma single, non abbia potuto adottare un bambino anche se non è sposata.