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Reddito di cittadinanza, come cambia: 5 euro in meno ogni mese e vietato il no al lavoro

nuovo rdc

Novità per il reddito di cittadinanza: varata la stretta sul sussidio, con tagli dell'assegno e revoche immediate per chi non accetta offerte di lavoro.

Novità in vista in tema di reddito di cittadinanza: è stata varata la nuova legge di Bilancio, e con essa sono state apportate modifiche anche al sussidio statale.

Reddito di cittadinanza: cosa cambia con la nuova legge di Bilancio

Con la presentazione della nuova legge di Bilancio sono state ufficializzate anche le modifiche al reddito di cittadinanza: cinque euro in meno ogni trenta giorni dopo sei mesi senza impiego. Il governo Draghi vara la stretta sul sussidio statale attraverso regole più rigide.

La disattivazione della card arriverà dopo due no alle offerte di impiego. Ma, soprattutto, la somma versata alla famiglie che hanno al loro interno elementi in grado di cercare lavoro decrescerà con il tempo. Infatti, dopo sei mesi, l’assegno verrà ridotto di cinque euro ogni mese finché uno degli elementi del nucleo familiare non sottoscriverà un contratto di lavoro. 

Reddito di cittadinanza: come verrà assegnato 

Questo nuovo taglio non verrà applicato alle famiglie in cui tutti i componenti sono inoccupabili o finché un componente ha meno di tre anni oppure presenta una disabilità grave che non lo rende autosufficiente. In ogni caso l’assegno non scenderà mai sotto i 300 euro al mese, e gli attuali da 300 euro non saranno toccati.

La sospensione del rdc verrà disposta se il beneficiario inizia a lavorare – che eventualmente potrà essere richiesto in caso di perdita del posto. Sono cambiati anche i criteri per ritenere l’offerta congrua: il lavoro che di fatto toglierà il diritto a ricevere l’assegno può essere anche a tempo determinato, fino a 80 chilometri da casa e part time, a condizione che sia in somministrazione per almeno tre mesi.

Reddito di cittadinanza: per chi non sarà disponibile

Per concludere, è stato ampliato anche il range dei reati per cui la revoca del sussidio è automatica. Gli elenchi dei plausibili beneficiari saranno inviati al ministero della Giustizia per la verifica della presenza di condannati definitivi, e senza dichiarazione di immediata disponibilità all’impiego la domanda sarà considerata incompleta e quindi respinta.

Parallelamente, i Comuni dovranno effettuare controlli anagrafici, di residenza e di soggiorno preventivi e successivi entro 90 giorni dall’ok al sussidio. In caso contrario, correrebbero il rischio di finire sotto inchiesta per danno erariale.