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Richiamo vaccino Johnson & Johnson, ecco perché potrebbe servire una seconda dose

Si discute del richiamo del vaccino J&J

Richiamo vaccino Johnson & Johnson, perché potrebbe servire una seconda dose: protezione dopo 14 giorni ma "non si sa ancora per quanto tempo"

Richiamo vaccino Johnson & Johnson, perché potrebbe servire una seconda dose indipendentemente dall’attuale “assetto”, questo perché va ancora sciolto il dubbio della durata totale della protezione. Il parere arriva da un fonte autorevole come Armando Genazzani, membro del Committee for Medicinal Products for Human Use (Chmp) dell’Agenzia europea del farmaco Ema. Proprio lo studioso ha voluto fare alcune precisazioni a margine dello stop imposto dalla Fda statunitense al vaccino J&J a seguito di sei casi sospetti di trombosi e dopo l’ok  di fine febbraio. Quel fermo, come confermato anche da fonti governative italiane, è temporaneo, quindi non resetta il problema di affinare i protocolli di somministrazione del vaccino Usa. 

Richiamo vaccino Johnson & Johnson: è plausibile

Il dato storico è che rispetto ad AstraZeneca, Pfizer e Moderna, il vaccino Johnson & Johnson si presenta come monodose. Tuttavia, come ha sostenuto Genazzani a ‘Buongiorno’ su Sky Tg24, il quadro è tutto in divenire. “Non metterei troppo accento sul fatto che J&J sia un vaccino monodose. Al momento il vaccino anti Covid di Janssen è stato studiato come vaccino di cui si dà una singola dose. In più sappiamo che dà una protezione 14 giorni dopo la somministrazione”. Poi l’obiezione scientifica che schiude le porte alla prospettiva di una seconda somministrazione: “Tuttavia non sappiamo quanto duri. Potrebbe benissimo essere che serva un richiamo in seguito, ci sono degli studi che lo stanno valutando. Intanto possiamo cominciare a vaccinare”. 

Vaccini diversi per prima e seconda dose

E sulla possibilità di  utilizzare vaccini anti Covid diversi per la prima e la seconda dose Genazzani è stato decisamente cauto: “Personalmente consiglierei di aspettare i dati prima di farlo. Al momento non abbiamo dati in merito. Ci sono alcuni Paesi, come la Germania, che stanno studiando di poter usare un vaccino ad adenovirus come prima dose e un vaccino a mRna come seconda dose. Vi è una plausibilità biologica che il richiamo possa funzionare, ma non abbiamo dati”. 

Richiami prolungati: possibile fino a 42 giorni

Sui rrichiami Pfizer e Moderna prolungati Genazzani ha una sua teoria: “In Ema e Aifa riteniamo che gli intervalli studiati negli studi clinici fra la prima e la seconda dose dei vaccini a mRna, pari a 21 e 28 giorni, siano quelli ottimali perché su quelli abbiamo dei dati. Negli studi clinici non sempre è possibile fare il richiamo il giorno esatto e ci sono pazienti che sono stati trattati un po’ più a lungo o meno. Ci sono anche pazienti che sono stati trattati a 42 giorni. Dal punto di vista scientifico non penso che arrivare a 42 giorni tra due dosaggi debba diventare la norma, ma credo che sia possibile”.