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Rapporto alcolismo in Italia: 435 mila vittime in 10 anni

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In 10 anni in Italia l'alcol ha provocato la morte di 435mila persone, facendo più morti di droga e fumo. E' questo l'ultimo rapporto sull'alcolismo

La strage dell’alcol: la sostanza fa più vittime di fumo e droga. Tra il 2014 e il 2017 meno della metà degli adulti in Italia, fra i 18 e i 69 anni, ha dichiarato di non consumare bevande alcoliche, ma 1 persona su 6 ne fa un consumo a “maggior rischio” per la salute, per quantità o modalità di assunzione. Questi ultimi sono più frequentemente giovani (fra i 18 e i 24 anni la quota raggiunge il 35%). Si tratta di un spaccato sociale interessante e controverso. Spesso, infatti, il consumo raggiunge tassi maggiori nelle classi socialmente più avvantaggiate, senza difficoltà economiche o con un alto livello di istruzione.

È preoccupante il numero di persone che assume alcol pur avendo una controindicazione assoluta, come i pazienti con malattie del fegato, fra i quali quasi 1 persona su 2 ne fa un consumo considerato a “maggior rischio”. Risulta essere di assiduo consumo tra i residenti nel Nord Italia, in particolare nelle zone di montagna, come Bolzano e Trento, ma anche in Friuli Venezia Giulia e nel vicino Veneto dove si registrano le percentuali più alte. Molise e Sardegna sono le Regioni del Sud dove la percentuale di consumatori di alcol a “maggior rischio” è più alta della media nazionale. Anche il consumo di tipo binge è una prerogativa del Nord Italia (dove si registra anche un aumento dal 2010). Tuttavia, in Molise si registra una quota di binge drinker fra le più alte.

L’attenzione degli operatori sanitari al problema dell’abuso di alcol appare ancora troppo bassa: appena il 6% dei consumatori a “maggior rischio” riferisce di aver ricevuto il consiglio di bere meno. L’ultimo rapporto sull’alcolismo in Italia delinea un tracciato spaventoso. Sono 435 mila le vittime negli ultimi 10 anni.

Rapporto alcolismo in Italia

Si tratta di decessi causati non solo da patologie sanitarie, ma anche da incidenti, omicidi e suicidi provocati dalla dipendenza. Stando al rapporto “Indagine sull’Alcolismo in Italia” dell’Osservatorio permanente Eurispes/Enpam l’alcol miete vittime. E’ questa la sostanza psicotropa più dannosa rispetto a fumo, droghe sintetiche e cocaina.

Si beve ovunque e a qualunque ora, soprattutto tra le fasce più giovani della popolazione. Oltre sei italiani su dieci mettono l’alcol in relazione alla convivialità, al relax, al piacere e alla spensieratezza. Solo un quarto, al contrario, lo associa a concetti negativi, come la fuga dai problemi, la perdita di controllo e il pericolo (25,6%). E la dipendenza dall’alcol si sviluppa in età sempre più precoce: più della metà dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni ha bevuto il primo bicchiere tra gli 11 e i 14 anni (52,8%). In particolare, tra i 15-19enni la percentuale di chi di tanto in tanto si lascia andare a qualche bicchiere sale al 65%. Solo due su dieci sono astemi.

Il fenomeno è stato osservato attraverso tre indagini campionarie, ciascuna delle quali disegna un quadro completo di come sono cambiano le abitudini del bere nel nostro Paese, di quanto sia diffuso e radicato il fenomeno tra i giovani, di come si è modificata l’immagine del consumatore. L’alcol rappresenta il primo fattore di rischio per la salute in Europa, insieme al fumo e all’ipertensione.

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Bere per “sballarsi”

La birra è la bevanda alcolica più diffusa e apprezzata tra i giovanissimi. Seguono il vino, poi shottini e superalcolici. Il consumo è sempre più extracasalingo, indipendente dal pasto e legato a momenti di divertimento e allo “sballo”. Il 28,6% beve al pub, il 21,4% in discoteca, solo due su dieci bevono a tavola. Inoltre, il tradizionale divario tra i due sessi risulta oggi assai più contenuto rispetto al passato.

I minori acquistano alcolici nonostante il divieto. E’ questo uno degli aspetti più sconcertanti emersi dall’indagine. Infatti, oltre la metà dei minori ha acquistato alcolici, nonostante la legge italiana lo vieti e obblighi il venditore a chiedere un documento d’identità. Di questi, oltre un quinto dichiara che non gli è stato mai chiesto il documento al momento dell’acquisto.

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Le ragioni della dipendenza

Molteplici le ragioni sociali del bere. Alla metà degli intervistati capita, infatti, di eccedere con l’alcol, anche se “qualche volta” (47,7%), ovvero il 14% in più rispetto al 2010. E lo fa per diverse ragioni: il 28% per “piacere”, un quarto per “stare meglio con gli altri” (il 12,1% in più rispetto al 2010), il 23,7% per “rilassarsi” (quasi il 10% in più rispetto al 2010).

E ancora, il 9,2% beve per “affrontare una situazione complicata”, il 2,2% per “reagire a un insuccesso” (cifra raddoppiata rispetto al 2010). Questo risultato appare particolarmente interessante se confrontato con il parere dei medici, secondo i quali il consumo eccessivo di alcol non appartiene a nessuna particolare tipologia di paziente, ma coinvolge, in maniera più o meno intensa e massiva, l’intera società.