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Coronavirus, i pericoli dell'ipossia silente per i più giovani

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I pazienti affetti da coronavirus possono avere anche l'ipossia. A rischiare sono soprattutto i giovani: se ne accorgono troppo tardi.

Uno degli effetti collaterali del coronavirus è l’ipossia. Quest’ultima può manifestarsi anche senza sintomi (ovvero essere silente) ed è letale. I pazienti particolarmente esposti sono i giovani che si presentano all’ospedale ignari e già con situazioni di salute gravemente compromesse.

Coronavirus, ipossia: sintomo che uccide

Uno dei risvolti del coronavirus è l’ipossia. Si tratta di una pericolosa condizione fisica in cui i pazienti presentano tutti i sintomi della patologia senza però rendersene conto. Questo rappresenterebbe un effetto collaterale del Covid-19.

L’ipossia: cos’è, sintomi

L’ipossia silenziosa (o silente) è una condizione patologica determinata da carenza di ossigeno all’interno del corpo che può essere localizzata o sistemica (ovvero generalizzata a tutto il corpo).

La caratteristica della patologia è che la persona affetta non si rende conto subito delle condizioni del suo stato. I primi tessuti che risentono della mancanza di ossigeno sono:

  • Cervello e tessuti nervosi
  • Apparato visivo
  • Apparato uditivo

L’ipossia si può manifestare. tra le altre patologie, nei pazienti con infarto, ictus, aterosclerosi, trauma cranico, obesità, seps, shock settico, morbo di Cooley, ischemia celebrale, ipertensione polmonare ed ipertermia maligna.

I segni visibili dell’ipossia sono pallore della cute, iperventilazione, dispnea e mucose, oltre a generare nella persona uno stato di confusione e spaesamento. Conseguenza dell’ipossia sono le apnee notturne, embolia polmonare, la polmonite.

Chi viene colpito

I pazienti che presentano le complicanze dell’ipossia correlate al coronavirus sono di solito giovani, che arrivano in ritardo ai soccorsi, proprio perché ignari della patologia. Come ha spiegato Richard Levitan del Littleton Regional Healthcare nel New Hampshire, i soggetti affetti da ipossia si accorgono tardi del loro stato di salute, già ormai precario, quando i polmoni e gli altri organi interni sono compromessi e l’ossigeno nel sangue è basso.

Nonostante la precarietà della situazione, i pazienti arrivano in ospedale coscienti, lamentando solo qualche dolore ed hanno la malattia con febbre e problemi intestinali.

Il consiglio degli esperti per i malati in quarantena positivi è di essere muniti di plusossimetri capaci di rilevare carenze di ossigeno nel sangue.