> > Continuano gli avvistamenti degli squali lungo le coste: parla l'esperto

Continuano gli avvistamenti degli squali lungo le coste: parla l'esperto

Pesce

L'esperto Fabrizio Serena del Cnr di Mazara del Vallo risponde ad alcune domande riguardo il massiccio avvistamento di squali lungo le coste italiane ed europee: è squalofobia?

Squalofobia. Lungo le coste italiane (ed europee) sembra essersi scatenato un vero e proprio boom di avvistamenti di squali. Una situazione che sta alimentando l’angoscia tra i bagnanti e tra chi presto raggiungerà le località di mare per le vacanze estive. Ma c’è davvero da preoccuparsi? L’esperto Fabrizio Serena del Cnr di Mazara del Vallo ha risposto ad alcune domande sulla questione ai microfoni di Fanpage.it. Ecco di seguito un estratto dell’intervista.

D. Allora professore, siamo davanti a un aumento degli avvistamenti?

Serena: «Assolutamente no. Si tratta di una situazione strettamente correlata al periodo estivo e alla maggiore frequentazione delle spiagge, che aumenta le probabilità di vedere squali che nuotano liberamente nelle acque. Non c’è niente di strano».

D. Nessun cambiamento del trend?

Serena: «No, nessun allarme. C’è semplicemente più attenzione perché siamo nel periodo estivo. Tra l’altro, dal punto di vista scientifico, questi avvistamenti sono un aspetto molto positivo, sia perché indicatori di buona qualità ambientale, sia perché segnale di ripresa da parte della popolazione, minacciata da catture accidentali e dal fenomeno del finning, una pratica che comporta il taglio delle pinne ad animali ancora vivi che, fortunatamente, l’Europa ha bandito nei mari europei».

D. Cosa porta gli squali ad avvicinarsi alla costa? C’è qualche relazione con gli effetti del cambiamento climatico?

Serena: «Il loro avvicinamento è legato principalmente a ragioni riproduttive e di accrescimento, dunque alla disponibilità di cibo, che è più abbondante nei bassi fondali.

Riguardo invece il cambiamento climatico, la preoccupazione che abbiamo è relativa a un disequilibrio nei momenti riproduttivi. Potrebbe quindi succedere, come sta già accadendo in altre specie, che il maschio e la femmina non si trovino nello stesso momento di estasi, e questo potrebbe creare grossi problemi di mantenimento della popolazione. Una situazione che, per ora, non registriamo e che speriamo di non registrare in futuro».

D. Quali sono gli squali più comuni nei nostri mari?

Serena: «L’ultimo elenco che ho messo a punto per tutto il Mediterraneo e anche il Mar Nero registra, tra squali e razze, circa ottantotto specie, di cui una cinquantina di squali. Ovviamente alcune specie hanno popolazioni molto più numerose di altre, anche se non sempre gli avvistamenti e le catture accidentali riflettono queste diverse abbondanze. Per esempio, specie che vivono più in profondità, tipo i gattucci e i palombi, possono essere di fatto più abbondanti ma raramente vengono avvistate per il fatto di vivere prevalentemente a contatto con il fondale. Verdesche e squali mako, al contrario, sono due specie che frequentano più facilmente le zone costiere, quindi più soggette a catture accidentali».

D. Gli squali rappresentano un pericolo per gli umani?

Serena: «Paradossalmente, sappiamo benissimo che i morsi di zanzare e serpenti sono molto più frequenti e pericolosi del morso di uno squalo. Gli squali sono animali schivi, che fuggono dall’uomo, a meno che non siano provocati in maniera particolare. Le probabilità di essere morsi da uno squalo sono veramente bassissime. La preoccupazione nei loro confronti è legata alla percezione che le persone hanno di questi animali, perché messi in una situazione difficile da parte dei media e dei film. Spielberg, con il suo film, ha fatto un danno incredibile all’immagine degli squali. Su questo, occorre pensare azioni che possano rivalutare la loro immagine, che è uno degli obiettivi che ci siamo dati come gruppo che studia gli squali nell’ambito dell’Organizzazione Internazionale per la Conservazione della Natura, la IUCN».