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Tre regioni con dati da zona bianca: aggiornamenti sul monitoraggio

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Mentre l'Italia si tinge di giallo, la curva dei contagi diminuisce. Ben tre regioni sono in lizza per il passaggio alla zona bianca. Quali sono le condizioni?

Niente aree rosse in Italia, l’augurio è che i colori sbiadiscano fino a sparire. L’uniformità in giallo dello stivale fa ben sperare e i numeri evidenziano finalmente un andamento decrescente della curva.

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Tre possibili regioni bianche

Affinché diventi bianca, una zona deve avere un’incidenza inferiore a 50 casi per 100mila abitanti. In lizza per il cambio di colore ci sono ben tre regioni: Molise, Friuli Venezia Giulia e Sardegna per la seconda volta dopo il periodo dal 1° al 21 marzo. Certo, i numeri al momento sono compatibili con il passaggio, ma devono rimanere tali per ben tre monitoraggi consecutivi.

Si attende con trepidazione venerdì per la consueta cabina di regia dell’Iss, l’Istituto superiore di sanità, così come del ministero della Salute: verranno valutati, come di consueto, i dati di incidenza settimanale per verificare che persistano le condizioni necessarie al passaggio in zona bianca.

Ricordiamo che le regioni con la più bassa fascia di rischio rimangono in vigore le principali restrizioni, quali obbligo di indossare la mascherina sia all’aperto che al chiuso, il mantenimento delle distanze e il divieto di assembramento. Tuttavia possono aprire palestre e piscine, così come cinema, teatri e musei; i ristoranti permettono il servizio serale e il coprifuoco è a discrezione della regione in questione.

I colori delle altre regioni

Al momento sono arancioni tre regioni: Valle d’Aosta, Sicilia e Sardegna. Da lunedì 17 solo la prima dovrebbe rimanere nella fascia di rischio intermedia, dovendo terminare l’attesa di due settimane prima del cambio di colore. La Sardegna, uscita dal lockdown il 3 maggio, è stata lasciata in zona arancione a scopo precauzionale nonostante i numeri da regione gialla.

Tuttavia, Lombardia, Marche, Molise e Puglia presentano un indice Rt molto vicino all’1 e una classificazione complessiva di rischio moderata anziché bassa; al contrario, pur con un Rt piuttosto basso, la Calabria ha un rischio “moderato ad alta probabilità di progressione”. Il Comitato tecnico-scientifico potrebbe scegliere di modificare i parametri finora adottati per determinare i colori regionali.