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Un Picasso diverso, a Bilbao uno scultore tra materia e corpo

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Bilbao, 31 dic. (askanews) - Guardare Picasso da una prospettiva diversa, forse anche nuova, in relazione allo spazio unico di un museo come il Guggenheim di Bilbao. È quello che prova a fare la mostra "Picasso scultore - Materia e corpo", che racconta l'opera scultorea dell'artista spagnolo attr...

Bilbao, 31 dic. (askanews) – Guardare Picasso da una prospettiva diversa, forse anche nuova, in relazione allo spazio unico di un museo come il Guggenheim di Bilbao. È quello che prova a fare la mostra “Picasso scultore – Materia e corpo”, che racconta l’opera scultorea dell’artista spagnolo attraverso 50 opere, molto diverse tra loro, realizzate tra il 1909 e il 1962 e dedicate alla rappresentazione della figura umana.

“In ogni fase della sua vita – ha detto ad askanews Lucìa Agirre, co-curatrice della mostra con Carmen Giménez – c’è un rapporto con i materiali, e c’è un modo diverso nel quale mostra il corpo umano attraverso i vari materiali. È questo che l’esposizione vuole raccontare principalmente e attraverso tutte queste opere si può vedere anche il gusto che Picasso aveva per l’antichità”.

Di Picasso si è visto e detto molto, forse troppo a volte, ma nella mostra a Bilbao si prova una sensazione diversa: le sculture si prendono lo spazio, si allontanano dallo stereotipo del racconto del personaggio Picasso e diventano dei significanti di grande forza, in un certo senso liberate dall’imgombranza dell’artista. “Per Picasso l’idea della monumentalità – ha aggiunto la curatrice – era molto importante: per lui la scultura era monumento, aveva il piedistallo e tutte lue caratteristiche per esserlo. E noi abbiamo voluto sottolineare questo aspetto nella mostra, far vedere come per lui come questa monumentalità aveva tanta importanza, anche nelle opere piccole”.

Interessante anche lasciare che sullo sfondo, ma presente, resti l’impressione di assistere al modo in cui certe opere possono avere influenzato artisti per molti versi lontanissimi dello spagnolo, come per esempio l’americane Simone Leigh, premiata alla Biennale Arte del 2022. E poi queste sculture parlano anche di una dimensione personale di Picasso. “Non ha mostrato tanto la sua scultura in pubblico, almeno fino al 1966 quando fa una mostra al Petit Palais – ha concluso Lucìa Agirre – La scultura in un certo senso è qualcosa di più suo, la presenta poi al pubblico, ma è una pratica più intima, nella quale può essere più se stesso”.

È chiaro che un dipinto come “Les Demoiselles d’Avignon” ha avuto un peso diverso nella storia dell’arte, ma è affascinate accorgersi di come questo Picasso scultore possa rappresentare oggi una sorta di scoperta inattesa, e forse per tanti aspetti “migliore”.