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Associazione Coscioni: l'Italia non è pronta per l'eutanasia

Associazione Coscioni l'Italia non è pronta per l'eutanasia

In seguito alla morte di Dj Fabo, l'associazione Luca Coscioni si è espressa in merito affermando che l'italia non è ancora pronta per l'eutanasia. La legge sul testamento biologico, così come la legge sull'eutanasia è ancora ferma e il concetto in tal senso è esplicato da Rocco Berardo, appar...

In seguito alla morte di Dj Fabo, l’associazione Luca Coscioni si è espressa in merito affermando che l’italia non è ancora pronta per l’eutanasia.

La legge sul testamento biologico, così come la legge sull’eutanasia è ancora ferma e il concetto in tal senso è esplicato da Rocco Berardo, appartenente all’associazione Luca Coscioni, in seguito alla morte di Dj Fabo. “Il testamento biologico è una legge in discussione da tantissimi anni. La proposta di legge finalmente passata in commissione, ma dovrà essere calendarizzata in aula, è a un punto di stallo alla Camera; poi anche il Senato dovrà occuparsene. Ma fra testamento biologico ed eutanasia ci sono due sfere diverse”.

Berardo continua parlando della Costituzione che dà “ad ogni cittadino di scegliere quali cure adottare. Il testamento biologico consente al cittadino di dichiarare, prima di trovarsi nell’incapacità di intendere e di volere, quali cure adottare e quali no. Oggi la Costituzione garantisce a ciascuno la libertà di scelta ma non c’è la tutela di una legge e quindi casi come quelli di Piergiorgio Welby o Eluana Englaro sono stati risolti da un giudice che in ciascun caso ha detto ‘sì, possono interrompere le terapie’.

Ammette una netta differenza tra Piergiorgio Welby e lo stesso Dj Fabo, dicendo: “La differenza sostanziale è fra un’azione passiva, come nel caso di Piergiorgio Welby, dove vengono tolte delle cure: si elimina la nutrizione artificiale e la respirazione artificiale, il medico interviene con una sedazione costante e continuativa per sedare il soffocamento, che è un dolore fisico. Ma con l’eutanasia vi è invece un’azione attiva, una somministrazione di un farmaco che addormenta la persona e fa cessare la vita”.

“A me parte che ci sia un ritardo culturale fortissimo. Ci troviamo nella condizione di dire ‘serve il testamento biologico’ perché la tecnologia medica è arrivata a un punto tale che si può mantenere un corpo in vita quasi all’infinito. Le stesse condizioni che cent’anni fa avrebbero poterto ineluttabilmente alla morte oggi ti costringono alla sopravvivenza. E’ proprio questa sopravvivenza che Piergiorgio Welby per esempio non voleva più”.

Lo stesso Berardo afferma che il paese è maturo, anche in base ai recenti sondaggi sul testamento biologico, ma il problema secondo lui è il ritardo della politica che non promulga una legge in tal senso.