C’è una foto che dice tutto. Tre donne, tre regine della televisione italiana: Mara Venier, Milly Carlucci e Antonella Clerici, insieme sulla copertina di Vanity Fair. Ma tra le righe dell’intervista, è proprio Antonella a spiazzare.
Dietro le lacrime di Antonella Clerici, una battaglia silenziosa
La sua voce trema sì… ma non cede. Antonella Clerici racconta un episodio del 2008, uno di quelli che ti segnano.
Era incinta. Conduceva La prova del cuoco. Amata, seguita, parte della famiglia di milioni di italiani. La maternità, in teoria, sarebbe dovuta essere solo una pausa. Le dissero: “Vai, poi torni.” E invece no. Quando rientrò, il posto era sparito. Un altro volto. Un altro timone. Lei fuori.
Lì avrebbe potuto mollare. E, per un attimo, lo pensò. Perché fa male, tanto. Antonella Clerici piange ma non solo per il lavoro perso, ma per il come. Perché una gravidanza non dovrebbe toglierti nulla. Invece, a lei, tolse tutto. Ma poi qualcosa dentro si mosse. Una rabbia sana. Una voglia di riscatto. Arrivò Ti lascio una canzone, poi Sanremo. Da sola. Forte. Bellissima. E quando qualcuno le offrì “tutto”, inteso come soldi, fama, potere… lei spiazzò ancora: “Voglio tornare a La prova del cuoco.” Tutto lì. Un ritorno che non era semplice nostalgia. Era giustizia.
Quando Antonella Clerici piange, è per tutte le donne
In quelle lacrime, oggi, non c’è debolezza. C’è la sua memoria. La dignità. Antonella Clerici lo dice chiaro: tornare in quella cucina era il mio modo per dire che no, non è giusto. Non solo per me, ma per tutte le donne a cui la maternità ha chiuso una porta in faccia. Quel banco, quel programma, erano un simbolo. E vederla commuoversi davanti al video del suo ritorno… beh, fa qualcosa. Tocca. E no, non è costruito. Non lo è mai stato.
Nel mare della TV fatta di finzione e strategie, lei è rimasta vera. Con parole semplici, ma potenti. Con emozioni nude. Antonella Clerici piange, sì. Ma mentre lo fa, insegna. Che si può cadere. Che si può perdere tutto. Ma che se si ha coraggio – e un pizzico di testardaggine – si può tornare. A testa alta. E col grembiule addosso.