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Antonio Palmieri, amico e collaboratore di Silvio Berlusconi: "Non l'ho mai sentito alzare la voce. Trattava tutti da re e regine"

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Il ricordo di Silvio Berlusconi nelle parole di Antonio Palmieri, ex deputato e responsabile campagne elettorali di Forza Italia fino al 2022.

La morte di Silvio Berlusconi ha tenuto banco per giorni tra l’opinione pubblica che si è non solo dispiaciuta per la dipartita dell’ex Cavaliere ma anche chiesta quali saranno ora le sorti di Forza Italia, orfana del suo storico e unico leader. Di questo, di amicizia e di comunicazione abbiamo parlato con Antonio Palmieri, ex deputato e responsabile campagne elettorali di Forza Italia fino al 2022.

Antonio Palmieri: “Con Berlusconi nessun rimpianto, lui non avrebbe apprezzato il rammarico”

Cos’è stato per lei Silvio Berlusconi?

Beh, diciamo che è stato, come per molti, un incontro che ha cambiato la mia vita, perché io ho fatto dal 1993 fino all’ultima campagna elettorale, le campagne elettorali nazionali di Forza Italia e sono stato parlamentare per 22 anni. Nell’autunno del 93, esattamente la prima domenica di ottobre, mi fu chiesto se volevo incontrare Gianni Pilo, che era il capo del marketing delle reti di RTP, reti televisive italiane, le tv del Cavaliere. Gianni mi raccontò di questo progetto: costruire 2000 club Forza Italia per sostenere Mario Segni, candidato premier. Io dissi di sì e così cominciò il mio percorso nella comunicazione di Forza Italia. Questo mi ha portato appunto a questi 29 anni nei quali ho imparato il mestiere del comunicatore, perché noi lavoravamo come una grande bottega rinascimentale, con un capo bottega e un manipolo di artigiani che insieme hanno costruito tutte le campagne elettorali di Forza Italia dal 93 al 2023.

E quindi in questo contesto è nata anche la vostra amicizia, che poi è andata anche forse un po oltre nell’ambito lavorativo.

Allora diciamo che Berlusconi aveva il pregio di mettere l’interlocutore assolutamente a proprio agio, anzi di più, di farlo sentire un un re o una regina. E quindi questo era un un asset, diciamo così, impagabile, che permetteva anche la totale libertà nel rapporto e il fatto di potersi dire le cose, di poter avanzare proposte sicuro che sarebbero state accolte, non nel senso di fare quello che dicevo io, ma nel senso che c’era sintonia umana. C’erano persone che magari incontrava una volta sola per 1 minuto. Ma quel minuto, quella persona si sentiva ed era realmente al centro dell’attenzione di Berlusconi.

Qual è l’aneddoto o Il ricordo più bello che ha con Berlusconi?

Beh, più bello non saprei. Ne cito uno: tavolo della cucina di Arcore in un pomeriggio di sabato del novembre 2000. Io arrivo con la proposta del Manifesto sulla scuola. A quel tempo facevamo campagna manifesti che durò nove mesi. Ogni due settimane si cambiava il soggetto del manifesto e io proposi le I: italiano, inglese, internet, impresa.

E Berlusconi disse: “Noi dobbiamo dire le cose che porteremo come novità. E l’italiano c’è già. Le nostre novità e quello che porteremo sarà: l’inglese, l’internet e l’impresa”.

E così nacque il manifesto delle famose tre I e la piccola epopea comunicativa di questo Mister I che doveva essere per la prima volta in Italia il ministro all’Innovazione e che fu Lucio Stanca. Questo piccolo aneddoto per dire appunto che si lavorava in questo modo, cioè si lavorava con libertà di proposta, si lavorava in modi anche eterogenei, in quel caso in due sul tavolo della cucina di Arcore.

C’è mai stato un momento in cui magari il vostro rapporto, sia personale che lavorativo, vi ha messo uno contro l’altro? Un momento di discussione?

Momenti di discussione, litigate mai. Io non ho mai sentito Berlusconi alzare la voce, tantomeno nei miei confronti. C’erano bonarie prese in giro. Io fin dall’inizio insistevo per mettere dappertutto sui nostri materiali l’indicazione del sito internet. E lui prendeva bonariamente in giro il manifesto. Però alla fine siamo stati i primi a mettere indicazioni del sito internet sui materiali di campagna elettorale analogici, i primi a fare advertising online, i primi a usare nomi non formali per cui il sito era votaberlusconi.it. C’erano discussioni nel senso etimologico il termine, cioè scoprire insieme qual era la soluzione migliore.

Negli anni è cambiato anche il modo di fare comunicazione. Come si è sempre approcciato Berlusconi a queste novità?

Diciamo che Berlusconi non è mai stato un uomo di Internet, come è noto, ma ha compreso l’importanza di Internet fin dalla fine del 1994. Noi siamo stati il secondo partito in Italia, dopo il Partito Radicale, ad avere un sito internet e i primi nel 2009 ad avere, sul modello di Obama, una piattaforma di nostra proprietà, Forza Silvio, dove radunare i sostenitori di Berlusconi.

Nel 2013 avevamo 270.000 persone che si erano registrate con una modalità di registrazione complessa dove noi si chiedeva molti dati alle persone, non semplicemente un indirizzo di posta elettronica e una password. Arrivare su TikTok è stato l’apice e sia lì, ma prima anche in Facebook, Twitter, Instagram e in generale on line Berlusconi c’è stato da leader e non da follower, che è una postura radicalmente diversa da molti, anche leader attuali, che decidono cosa dire in base al sentimento della rete. Viceversa, Berlusconi diceva lui cosa voleva comunicare piegando, se vogliamo, il sentiment a quello che era la sua indicazione e concependo il web come un luogo di formazione dei propri sostenitori e di mobilitazione dei propri sostenitori.

Come ha ricevuto la notizia della morte di Berlusconi?

Mi erano arrivate purtroppo delle voci, non positive, già il sabato pomeriggio, però, ci ha sempre abituato al fatto che comunque, diciamo così, ce la faceva sempre. E poi l’ho appreso, come tutti, dalle agenzie: la notizia sembrava incredibile ma purtroppo è la realtà e la realtà va sempre accettata.

Io spero nella possibilità di non disperdere l’insegnamento sia sul versante comunicativo, sia su quello politico, sia, più in generale, un modo di approcciare la realtà, la comunicazione, un modo di procedere in realtà lieve, ma sempre rispettoso anche degli avversari, soprattutto degli avversari, che sono avversari mai nemici.

C’è una cosa che avrebbe voluto dirgli e non è riuscito a dirgli?

No, perché io l’ho sempre ringraziato dell’opportunità in tempo reale. Non ho rimpianti di cose che non ho detto e non credo che lui amerebbe il rammarico, proprio perché era un uomo vitale, per cui la vita deve andare avanti senza disperdere i tanti insegnamenti che si possono ricavare.

Ho visto online tanti hanno riesumato sui suoi interventi le sue clip anche qui dove insegnava come fare l’imprenditore, come fare il calciatore. Ecco, è una sorta di pedagogia, diciamo così, tra molte virgolette, che credo sia anche interessante da recuperare per i giovani.

Secondo lei qual è il futuro di Forza Italia adesso?

Il futuro di Forza Italia è seguire lo statuto perché c’è un un percorso di regole che sono la salvaguardia di una forza politica il cui fondatore carismatico non c’è più. E quindi, quando non c’è più il carisma serve l’istituzione

C’è un un punto di riferimento che Berlusconi ha avuto nel corso degli anni per quanto riguarda la sua comunicazione?

Si è molto fantasticato sul fatto che Berlusconi avesse avuto consulenti americani che in politica abbiano dato la linea. Ci sono stati degli incontri, rispetto ai quali però non c’è mai stato un seguire in modo strutturato un’indicazione o avere al tavolo fisso o rappresentante altri leader politici. Noi siamo sempre stati una bottega di artigiani della comunicazione con un grande capo bottega che prendeva ispirazione da quello che vedeva succedere soprattutto negli Stati Uniti, ma non da una persona in particolare.

Il sentimento comune è che quella morte di Berlusconi sia anche finita un po un’epoca. Voi, amici e collaboratori avete la stessa sensazione.

Faccio un paragone tra l’epoca di Berlusconi e l’epoca di Papa Wojtyla e per generazioni sono stati punto di riferimento chiaramente nella diversità di ruoli, di carisma. Ed è evidente che quando sono morti entrambi hanno segnato la fine di un’epoca inesorabilmente.