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Via libera dell’Ecofin al Patto di stabilità, anche l’Italia è d’accordo: “Voto unanime per spirito di compromesso”

Approvato Patto di stabilità

Ha prevalso infine lo “spirito del compromesso”: così il Patto di stabilità è stato approvato dall’Ecofin. Cosa è successo?

Il Patto di stabilità è stato approvato dall’Ecofin: alla fine, l’Italia – unico dei 27 Stati membri dell’Unione europea a mostrare rimostranze sulla questione – ha deciso di fare un passo indietro e appoggiare le proposte di Francia e Germania. Così, il Patto è passato all’unanimità.

Approvato dall’Ecofin il Patto di stabilità

L’Ue, nell’ultimo pomeriggio disponibile, ha trovato un’intesa sul nuovo Patto di stabilità che si basa sul compromesso. L’accordo è stato raggiunto durante un eccezionale Ecofin convocato in videocall dalla presidenza spagnola. A quanto si apprende, l’Italia ha svolto un ruolo decisivo nella chiusura dell’intesa, nonostante fosse stata fortemente criticata nelle ore che hanno preceduto la risoluzione della questione. Il nuovo Patto di stabilità, quindi, è stato approvato all’unanimità.

“È stato trovato un compromesso di buonsenso, il Patto è migliorativo rispetto al passato”, ha dichiarato il premier Giorgia Meloni nella serata di mercoledì 20 dicembre. Meloni si è anche rammaricata per il “no” dell’Europa alla golden rule sugli investimenti. “La battaglia continua”, ha detto.

“È una buona notizia per l’economia europea”, ha affermato invece Paolo Gentiloni, commissario europeo agli Affari Economici.

Compromesso

Il nuovo Patto di stabilità, di spinta franco-tedesca, risulta molto più complesso di quello precedente e si propone di mantenere, da un lato, una rigida sostenibilità fiscale nel rispetto delle richieste di Berlino e, dall’altro, di non reprimere la crescita, tenendo in considerazione investimenti e interessi del debito soprattutto nel periodo transitorio triennale 2025-2027.

Inoltre, il percorso di rientro strutturale del deficit che ha come obiettivo quello di restare/arrivare sotto il tetto del 3% ha, per il Paesi come l’Italia, un parametro fisso pari allo 0,5% annuo. La velocità di correzione, tuttavia, ora può cambiare. Un Governo, infatti, può chiedere alla Commissione di mettere a punto una traiettoria tecnica che non inibisca gli investimenti e consideri l’aumento degli interessi, seguendo un modello analogo a quello usato dall’Ue con il Pnrr.