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Bimbo morto a Sharm el Sheik, non fu intossicazione alimentare: ipotesi avvelenamento da contatto

Andrea assieme alla mamma

Questa è l'ipotesi investigativa più accreditata dagli inquirenti italiani sul caso del bimbo morto in Egitto lo scorso luglio.

C’è un’inquietante ipotesi da parte degli investigatori italiani sul caso del piccolo Andrea Mirabile, il bimbo morto a Sharm el Sheik lo scorso luglio. Il bambino avrebbe perso la vita a causa di un avvelenamento da contatto con sostanze tossiche. Questa è al momento la tesi più accreditata. In Italia è giunta dall’Egitto una relazione lunga 200 pagine sulla vicenda, ma saranno necessarie diverse settimane per tradurre l’intero documento. I sanitari egiziani che visitarono Andrea e i suoi genitori hanno escluso una prima ipotesi relativa all’intossicazione alimentare. Proprio in quei giorni anche il papà e la mamma di Andrea si sentirono poco bene e, allarmati, l’1 luglio si rivolsero alla guardia medica che si trovava a poca distanza dal resort in cui alloggiavano col figlioletto. 

Bimbo morto a Sharm el Sheik: le condizioni di Andrea erano critiche

Dopo le opportune visite, i genitori di Andrea furono dimessi, con la prescrizione di un farmaco contro le intossicazioni alimentari. Purtroppo, le condizioni del minore e di suo padre erano in continuo peggioramento. Rosalia, mamma del bambino, accusava invece sintomi più lievi. La donna, vista la situazione critica, non potè fare altro che chiamare l’ambulanza. Nonostante i tentativi di rianimazione, il piccolo morì all’ospedale di Sharm el Sheik. Il papà di Andrea venne in seguito ricoverato in Italia, presso il policlinico di Palermo per una grave infezione alle vie urinarie e gravi problemi ai reni. Alla fine riuscì a sopravvivere.

La Procura di Palermo ha aperto un’inchiesta 

In seguito all’esposto presentato dala famiglia Mirabile, la Procura di Palermo ha aperto un’inchiesta su quanto accaduto in Egitto. Una prima autopsia sul corpicino di Andrea venne eseguita in Egitto, ma i pm palermitani hanno chiesto la ripetizione di un altro esame. Come informa il Corriere della sera, la dottoressa Stefania Zarbo ha chiesto di poter visionare le conclusioni da parte dei colleghi egiziani. Dopo mesi di attesa è giunta finalmente una lunga relazione dall’Egitto sul caso, che ora dovrà essere tradotta dall’arabo.