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Bimbo scomparso nel Mugello, Nicola è a casa fra gioia e perplessità: tutto quello che non torna nel ritrovamento

Il piccolo Nicola

Nicola si è svegliato, è sceso dal letto, ha infilato le scarpine, ha percorso ambienti, aperto una porta e deciso di puntare dritto al posto dove nessun bambino andrebbe mai per ancestrale e limbica remora: nel buio di un bosco.

È difficile scrivere di sollievo, è difficile perché il sollievo non è un sentimento su cui verseggiare e non è una sensazione di cui elencare i sintomi. No, il sollievo è tutte e due le cose più tanta di quell’altra roba che al sollievo di un genitore che ritrova suo figlio perso puoi solo assistere. Puoi fartene spettatore sorridente e sentire il cuore che si sgancia dallo stomaco e ritorna a galleggiare a casa sua, cioè nel petto. Poi pensi al cuore dei genitori e capisci che ci sono petti che scoppiano quando il cuore torna a farci il nido dentro. E il sollievo è stata la prima cosa che tutti abbiamo provato quando abbiamo saputo che una forra del Mugello aveva risputato addosso alla vita il piccolo Nicola Tanturli con la collaborazione di un collega, Giuseppe di Tommaso, e di un carabiniere che solo per questo devono vivere il gloria e per cent’anni.

Nicola era scomparso da casa sua presumibilmente nella notte del 21 giugno ed è stato ritrovato oggi, 23 giugno, dopo due giorni di ricerche talmente spasmodiche, corali e e massive che tutto ciò che aveva fatto tana guardinga nelle menti di chi assisteva a quel dramma è tornato nella sua, di tana, quella che su social e media mainstream oggi viene relegata al ruolo indegno di “pattume complottardo”. Nicola è a casa e Nicola da casa si era allontanato di notte, Nicola ha poco meno di due anni e da casa sua se ne era andato dopo che i genitori lo avevano messo al letto. A due anni o poco meno, se sei un pargolo sveglio, puoi fare tante cose, perciò il sugo è che tutto ciò che è successo nella verzura di Campanara è successo perché il protagonista della vicenda è andato in iperbole rispetto alle sue normali attitudini anagrafiche ed ha fatto cose possibilissime, però eccezionali al tempo stesso.

Al letto Nicola era presumibilmente scalzo e, a contare il caldo di questi giorni, magari seminudo. Però il piccolo ritrovato con gli occhioni grandi che ci ha fatto abitare il sollievo nel cuore aveva scarpine ai piedi e vestiti “da giorno”, roba con cui i grandi ti agghindano quando devi esplorarlo, il mondo, non sognarlo, il che lascia presupporre due scenari a voler giocare di tigna cartesiana.

Il primo: subito dopo il ritrovamento e le immancabili foto del momento clou qualcuno gli ha infilato scarpine pronte e dress pack; tuttavia la cosa appare inverosimile, a contare che alla madre il piccolo è stato consegnato ovviamente dopo e che nessuno sapeva chi avrebbe materialmente trovato Nicola.

Il secondo: molto più semplicemente Nicola, prima di decidere di buona lena di abbandonare il letto di casa fra la tarda serata e la mezzanotte del 21 giugno per andare a censire la popolazione di lucciole del Mugello, ha diligentemente infilato-affibbiato-allacciato le sue scarpe, si è vestito come un 12enne ansioso di provare il nuovo skate e moderatamente in ghingheri si è dato ramingo per boschi; a due anni o poco meno, roba più da Frodo che da pargolo col moccio. È vero, qualsiasi manuale un tanto al chilo di pediatria e qualsiasi genitore sfasciato da mille rincorse sentenzierebbe che proprio a due anni le capacità motorie di un bambino prendono quella frenesia argentina che sta fra il controllo graduale e la bussola impazzita.

Però (o perciò, scegliete voi) Nicola si è svegliato, è sceso dal letto, ha infilato le scarpine come un maturando il giorno degli esami, ha percorso ambienti, aperto una porta e deciso di puntare dritto al posto dove, sempre per vulgata, nessun bambino andrebbe mai per ancestrale e limbica remora: nel buio di un bosco estivo.

Intorno a mezzanotte i genitori registrano allarmati l’assenza del piccolo e, presi da (sacrosanta) frenesia parentale zen, si mettono a cercare il figlioletto fino alle 9 del mattino, quando alla fine decidono che forse alla bacchetta da rabdomante e all’acqua di San Giovanni sono preferibili la paletta dei Carabinieri e gli hertz della Radiomobile. Tutto questo con millemila tecnologie, battaglioni di battitori e fior di nasi molecolari sopraffini che cileccano, ovviamente incolpevoli, per la più parte del range di ricerca, fin quando Nicola non si palesa, (o riappare, scegliete voi) dentro una forra di Campanara. Si, è difficile scrivere di sollievo, ma ci sono volte che solo di quello puoi scrivere, almeno ancora per un po’.