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Centinaia di tori vivono una tremenda odissea: bloccati per 15 giorni su una nave

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Al porto di Algeri, centinaia di tori restano bloccati per almeno 15 giorni. Vengono rispediti in Francia per essere soppressi.

Nelle esportazioni di bestiame è stato commesso l’ennesimo e gravissimo errore: circa 800 tori sono stati uccisi dopo essere stati bloccati, per più di due settimane, al porto di Algeri per essere poi rispediti in Francia, nel Paese da cui provenivano. Il motivo è da ricondurre ad alcune incomprensioni sui loro documenti sanitari.

Centinaia di tori bloccati per 15 giorni su una nave: il caso

Il destino degli 800 tori esportati in Algeria è stato un fatto spiacevole ed evitabile. Gli animali, caricati e stipati in una nave bestiame ad inizio settembre, erano partiti dal porto francese di Sète per raggiungere il porto di Algeri. Lì, però, a causa di incomprensioni relative ai loro documenti sanitari, sono rimasti prima bloccati sulla nave per 15 giorni e poi sono stati rimandati indietro per essere soppressi.

L’associazione Welfarm ha denunciato immediatamente il fatto. Il motivo del travaglio vissuto dal bestiame è stato un probabile rischio sanitario; sembra che alcuni tori fossero sprovvisti della certificazione per la rinotracheite infettiva dei bovini, un’infezione molto contagiosa causata da un herpes virus.

Per questa ragione, gli addetti portuali avrebbero rifiutato lo sbarco dei tori, avendo ricevuto precise istruzioni a riguardo. Già nel corso del viaggio, diversi animali avevano perso la vita a causa dello stress subito. Anche a quelli sopravvissuti, alla fine, è toccata la medesima sorte.

Constatata la presenza di tre tori non idonei al trasporto, anche gli altri bovini sono stati uccisi. Gli animali, che erano stati alimentati con foraggio proveniente da un Paese nel quale è presente l’afta epizootica, sono stati poi inceneriti per evitare qualsiasi tipo di contaminazione a posteriori.

La polemica sollevata dai Paesi coinvolti

La vicenda ha sollevato molteplici polemiche da parte di tutti e due i Paesi coinvolti. Si è parlato di una sofferenza inconcepibile e inutile.

Si tratta comunque di una realtà, quella delle esportazioni di animali vivi, che è solita trascurare il benessere degli animali.

Il presidente della Camera dell’agricoltura dell’Averyon, intanto, ha dichiarato: “Mi chiedo se non esistesse la possibilità di prendere un altro tipo di decisione diversa da questa”. 

L’unica soluzione, al momento, sarebbe porre fine alle esportazioni di bestiame ancora in vita. In Nuova Zelanda, ad esempio, dopo proteste sentite è stato sancito il divieto a vita del trasporto di animali vivi via mare.