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Nascono i "certificatori di reputazione": ecco cosa fanno

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L'Italia apre le porte ad una nuova figura professionale, stanno per arrivare i certificatori di reputazione

L’Italia lancia uno sguardo al futuro dando vita ad una nuova figura lavorativa. Chiamati “certificatori di reputazione”, questi sono laureati o diplomati che lavoreranno a stretto contatto con un algoritmo definito “umanizzato” e necessario per analizzare le capacità, competenze e meriti delle persone fisiche e giuridiche.

Certificatori di reputazione: il bando

Il governo italiano apre le porte ad una nuova professione, i “certificatori di reputazione” si occuperanno di analizzare se le competenze, le capacità ed i meriti delle persone siano effettivamente reali o frutto di disinformazione. Un compito che questa nuova figura riuscirà a raggiungere tramite l’utilizzo di un algoritmo “umanizzato”.

Il bando, finanziato dal Fondo per la Repubblica Digitale-Impresa sociale, è riservato esclusivamente a donne dai 19 ai 50 anni di età e possono essere sia disoccupate che inoccupate. Possono accedervi anche le dipendenti di operatori economici per accrescere le proprie conoscenze. I posti disponibili sono 214 e 30 di questi sono riservati a vittime di violenza, sarà possibile presentare una domanda fino al 15 marzo 2024.

Un percorso formativo

I partecipanti avranno accesso a 2.970 euro in formazione online per un totale di 224 ore, un tablet ed una sim. Una volta terminate tali lezioni, riceveranno anche uno smartphone ed avranno accesso ad un nuovo percorso formativo in ottica di inserimento lavorativo della durata di 480 ore in collaborazione con 7 partner.

È L’ateneo Lumsa il protagonista principale dell’intera operazione che farà anche da responsabile coordinatore dei rapporti di partenariato con il Fondo per la Repubblica Digitale. Un progetto che, entro il 2026, impiegherà 350 milioni di euro per essere messo in piedi.