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Bergamo, l’ex chiesa non diventà una moschea

Bergamo

La Chiesa Casa dei Fratei di Bergamo non diventerà una moschea. Lo ha fatto sapere Fontana: la regione eserciterà il diritto di prelazione

L’Associazione musulmani aveva presentato un’offerta di circa 450 mila euro, aggiudicandosi così il bando della chiesa degli ex Ospedali Riuniti di Bergamo. Nel giugno 2015 avevano trovato un accordo per l’utilizzo della struttura in comodato d’uso gratuito da parte della comunità ortodossa. Tuttavia, nel settembre 2018 la cappella è stata inserita tra i beni in vendita e l’offerta dell’Associazione musulmanti ha avuto la meglio su quella della Diocesi Ortodossa. Quest’ultimi, dopo i problemi insorti nella struttura di via Cenisio, si riunivano in un altro luogo.

La notizia ha assunto immediatamente connotati politici e polemici. Parlamentari e rappresentati locali del Carrocci, fautori di una legge piuttosto restrittiva in merito alla possibile realizzazione di nuovi luoghi di culto, hanno immediatamente sottoscritto un comunicato. In esso si dichiara l’intenzione di contattare la Sopraintendenza ai Beni Artistici. Così verranno ”conservate anche tutte le decorazioni, gli affreschi e i simboli religiosi cristiani sia interni sia esterni. A poche ore dalla polemica, dalla Regione Lombardia Fontana assicura: “La Casa dei Frati è vincolata dal ministero dei Beni culturali. La comunità non perderà il luogo di culto”.

Bergamo, l’ex chiesa non sarà una moschea

”Troppa gente parla senza avere cognizione. Il simbolo della cristianità della cappella della Chiesa Casa dei Frati di Bergamo sarà salvaguardato, perché la Regione Lombardia farà valere di diritto di prelazione”. Così ha spiegato l’esponente della Lega, nonché governatore lombardo, Attilio Fontana.

Poi ha precisato: “La vendita della Chiesa dei Frati (attualmente vincolata dal ministero dei Beni culturali) può essere effettuata solo con le modalità disposte dal decreto legislativo n°42 del gennaio 2004. Esso prevede che la vendita del bene possa avere solo se lo Stato, la Regione o il Comune non eserciti il diritto di prelazione”. Quindi ha ribadito: “Si tratta di un diritto di cui la Regione intende avvalersi”.

Ho già contattato telefonicamente padre Gheorghe Valescu, responsabile della comunità ortodossa rumena a Bergamo. Ho rassicurato e illustrato le azioni che la Regione metterà in atto per consentire alla sua comunità di non perdere il loro luogo di culto”.