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Tragedia hotel Rigopiano: procura chiede il processo per 25 indagati

Hotel Rigopiano

Chiesto il rinvio a giudizio per i 25 indagati finiti nell'inchiesta principale sulla tragedia accaduta all'hotel Rigopiano.

La Procura di Pescara chiede il rinvio a giudizio per i 25 indagati per la tragedia all’hotel Rigopiano, travolto da una valanga il 18 gennaio 2017. Quaranta persone (28 ospiti, di cui quattro bambini e 12 dipendenti) rimasero infatti bloccati nel resort alle porte di Farindola, in provincia di Pescara, a causa di una forte nevicata che rese impraticabili le strade. Quando la slavina distrusse l’albergo, 29 persone persero la vita.

Verso il processo

“Non lo diciamo noi, ma le carte che ha fatto una telefonata alle ore 11:38, il nostro sconforto è sapere che le vittime potevano essere salvate. Cinque ore erano sufficienti. Le vittime potevano essere salvate” ricordano i rappresentanti del Comitato delle vittime dell’hotel Rigopiano, come riporta rainews.it. La valanga infatti si è abbattuta solo nel pomeriggio del 18 gennaio 2017.

I reati ipotizzati dalla Procura di Pescara sono, a vario titolo, crollo di costruzioni o altri disastri colposi, omicidio e lesioni colpose, abuso d’ufficio e al falso ideologico. Tra i 25 indagati per cui è stato chiesto il processo ci sono il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, l’ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco e l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo.

Tra gli altri 22 imputati ci sono alcuni dirigenti della Protezione civile, funzionari comunali, provinciali e prefettizi nonché persone legate alla realizzazione e gestione della struttura alberghiera.

La seconda inchiesta

La richiesta di rinvio a giudizio passerà ora nelle mani del gup, che si pronuncerà sulla richiesta della Procura in sede di udienza preliminare.

Oltre a questo primo filone di indagine, la Procura di Pescara il 28 dicembre 2018 ha notificato 7 avvisi di garanzia per il reato di frode in processo penale e depistaggio, con l’accusa del presunto occultamento delle segnalazioni effettuate al centro coordinamento soccorsi ore prime della valanga. La telefonata, fatta dal cameriere Gabriele D’Angelo, non risulterebbe infatti nei documenti prefettizi acquisiti dall’indagine principale.