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Sondaggio sul benessere dei polli: l'orribile scoperta degli italiani

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Gli italiani vogliono migliori condizioni e un’etichetta chiara: dall'ultimo sondaggio condotto a livello europeo risulta un inganno.

L’Eurogroup for Animals ha commissionato un sondaggio sul benessere dei polli all’interno degli allevamenti. Animal Equality e Compassion in World Farming, da sempre attive contro la sofferenza di questi animali, hanno diffuso i risultati emersi. La maggior parte degli italiani è erroneamente convinta che i polli siano allevati all’aperto quando, invece, sono allevati per la maggior parte in capannoni chiusi. La realtà appare preoccupante.

Allevamenti di polli: la situazione

Ad oggi, in tutta l’Europa, gli allevamenti di polli sono sempre più simili a campi di sofferenza. Le condizioni in cui questi animali sono costretti a vivere sono preoccupanti. Il numero complessivo dei polli allevati nel vecchio continente ammonta a 6,5 miliardi: di questi, il 95% (circa mezzo miliardo in Italia) è a “crescita rapida”. Ciò significa che i loro corpi sono stati programmati per seguire una crescita genetica di 6 settimane. Il problema è che questo può provocare problemi respiratori, cardiaci e zoppìe. Inoltre, i capannoni dove sono costretti a vivere sono sempre più bui, sporchi e stretti. Spesso i polli muoiono di fame o di sete ancora prima di arriva al macello. La situazione attuale è stata più volte denunciata da Animal Equality attraverso diverse inchieste: anche i consumatori, ora, stanno iniziando a mobilitarsi.

Il sondaggio sul benessere dei polli

Il sondaggio commissionato da Eurogroup for Animals a ComRes ha messo in luce l’inganno subito dagli italiani. Dai dati raccolti sembra, infatti, che la maggioranza di loro sia a favore del cambiamento delle condizioni di vita di questi animali. L’intervista è stata condotta con un campione di 7000 persone provenienti dai paesi maggiori produttori di carne di pollo: Francia, Regno Unito, Germania, Spagna, Italia, Polonia e Belgio. A questi cittadini è stata chiesta un’opinione riguardo la situazione degli allevamenti e le condizioni di vita dei polli.

Gli italiani intervistati sono stati circa 1000: la maggior parte ritiene che i polli siano esseri senzienti (71%), che provino dolore (84%) e credono che sia giusto adottare metodi di stordimento efficaci prima della macellazione (86%). Inoltre, nove persone su dieci (91%) ritengono che anche questi animali debbano condurre una vita in un ambiente sano e pulito, potendo godere di cibo e spazio sufficiente (92%). Tutti questi dati contrastano con la situazione attuale nei capannoni di allevamento: occorre agire subito.

Tre italiani su cinque credono erroneamente che i polli abbiano accesso a spazi all’aperto, quando in realtà questo avviene in meno del 5% degli allevamenti. Tre quarti dei consumatori italiani dichiarano, inoltre, che preferiscono acquistare pollo allevato più eticamente (73%). La disinformazione è il problema principale: per combatterla basterebbe introdurre regole più severe e imporre l’obbligo di etichetta sui prodotti. Infatti, la maggior parte degli intervistati pensa che anche a livello legislativo sia necessario fare di più per proteggere questi animali (93%).

La lotta condotta da Animal Equality

Animal Equality, in collaborazione con CIWF e altre organizzazioni di protezione animale, ha contribuito alla stesura del “European Chicken Commitment”. Questo documento raccoglie le richieste di protezione dei polli e si rivolge alle aziende del settore agroalimentare. «I polli sono animali intelligenti e sensibili, con capacità cognitive più sviluppate di quello che pensiamo comunemente e non meritano di vivere in questa situazione terribile e ingiusta» spiega Matteo Cupi, Direttore Esecutivo di Animal Equality Italia.

Annamaria Pisapia, Direttrice di CIWF Italia, dichiara: «Se i consumatori avessero la possibilità di passare anche pochi minuti in un capannone intensivo di polli, molti non mangerebbero la carne di questi animali. L’ambiente chiuso, l’orribile puzza e la vista di decine di migliaia di polli immobili, ammassati gli uni accanto agli altri fungerebbero da dissuasore». Poi conclude: «È urgente anche in Italia un cambio di rotta, che deve necessariamente passare dal cambio della crudele genetica, di quell’accrescimento rapido che causa ai “polli da carne” tanta sofferenza».