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Sgombero Primavalle: la foto simbolo del bambino coi libri

bambino scuola primavalle

La foto di quel bambino che uscendo dall'edificio di Primavalle tiene stretti al petto i suoi libri, è il simbolo del brutale sgombero.

In quell’istituto agrario in via Cardinal Capranica, a Roma, vivevano circa 300 persone. Dal 2003 queste famiglie avevano trovato un piccolo rifugio nel quale poter crescere i loro bambini. Infatti, sono un’ottantina circa i minorenni che dal quartiere di Primavalle andavano a scuola e cercavano di costruirsi un futuro. Nella notte fra il 14 e il 15 luglio, però, le disposizioni di sgombero della struttura, previste dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, sono prevalse sulla dignità di quelle persone. Dodici ore di proteste, manifestazioni e contestazioni; l’incendio di una barricata e il tentativo di raggiungere un compromesso non sono serviti a nulla.

primavalle

Alcuni degli occupanti che fino all’ultimo hanno provato a resistere alla polizia, sono stati recuperati sul tetto dell’edificio e portati a terra dai vigili del fuoco. In quel momento, inoltre, è iniziata una lunga agonia per quelle famiglie costrette a lasciare la loro “casa”. Mamme che spingono passeggini, bambini in tenera età tenuti stretti tra le braccia dei genitori e volti cupi, impauriti e preoccupati per quello che succederà nelle prossime settimane. La foto simbolo di questo tragico evento è quella di un bambino che esce dall’ex scuola di Primavalle con in mano i suoi libri. Un poliziotto, dietro di lui, guarda la scena e probabilmente riflette su ciò che sta accadendo.

Sgombero ex scuola Primavalle

“Le parole non possono aggiungere altro”. Questa è la verità. Non esistono commenti o opinioni di fronte alla brutalità con cui queste 340 persone hanno dovuto lasciare la loro quotidianità. È cominciata male l’estate romana: lo sgombero dell’istituto agrario nella zona di Primavalle si è trasformato in un’azione militare. Alcuni l’hanno chiamata “guerra contro i poveri” e non hanno tutti i torti. Non si tratta, infatti, di sole famiglie straniere: tra i censiti ci sono anche alcuni italiani. Le istituzioni, inoltre, sono rimaste in silenzio di fronte a questa scena, che potrebbe essere solo la prima di una serie di sgomberi. La giornata di lunedì 15 luglio rimarrà nella storia per le numerose proteste e manifestazioni in opposizione alle guardie e ai militari che hanno tentato di ogni modo di strappare quelle persone dalle loro abitazioni.

Lo striscione

“Il sonno della ragione provoca sgomberi” recita uno striscione, parafrasando Francis Goya. Roma sembra tornare indietro al 2017, quando avvenne lo sgombero di Piazza Indipendenza. Anche in quell’occasione gli idranti e le azioni oppressive degli agenti avevano cacciato i mille occupanti circa di via Curtatone.

Il futuro nelle proprie mani

Tra gli oltre ottanta minorenni presenti nell’istituto agrario, la foto simbolo dello sgombero dell’ex scuola di Primavalle è quella che ritrae un bambino che tiene stretti al petto i suoi libri. Un’immagine che ha fatto il giro del web e che sta facendo riflettere gli italiani sulla loro società. Quel bimbo che nonostante la sua tenera età ha già capito l’importanza di avere una cultura per provare a cambiare le cose. Infatti, per quel giovanissimo la cosa più importante probabilmente era la scuola, l’istruzione e la conoscenza. Dalla sua casa, in zona Primavalle ogni giorno aveva la possibilità di recarsi all’istituto scolastico nelle vicinanze. Da oggi, però, tutto questo è svanito. Gli unici oggetti di valore che ha voluto portare con sé dopo lo sgombero sono proprio i suoi libri. La certezza di poter cambiare il mondo, un giorno, potrebbe derivare dallo studio e dalla conoscenza.

bambino

Nella stessa immagine si vede anche un poliziotto che guarda l’azione del piccolo. Chissà se in quel momento anche l’agente avrà capito cosa stava accadendo in quell’ex scuola di Roma. Noi, invece, al posto di quel bambino che cosa avremmo salvato?

I gesti dei bambini e delle madri

Erano tantissimi i bimbi che durante lo sgombero attendevano a lato della strada che la situazione si calmasse. Alcuni giocavano con gli zainetti a forma di peluche; altri, invece interrogavano i genitori per capire cosa accadrà lontano da “casa”. Molti di loro sono nati in quell’istituto agrario che da sempre hanno considerato come un luogo familiare e domestico nel quale sentirsi al sicuro dal mondo esterno. Ma forse di sicuro c’era ben poco. Da anni era stato annunciato lo sgombero che è entrato nel vivo nella notte tra il 14 e il 15 luglio scorsi. “Cosa ha detto a sua figlia?” chiede un giornalista a una mamma sfrattata. “Che andiamo in una casa nuova. Speriamo bene. Per il momento non ci hanno detto neanche dove ci stanno portando”. Mentre queste persone attendono con ansia e preoccupazione la fine di questo incubo, c’è chi dall’altra parte festeggia lo sfratto di queste famiglie.