> > Figlio di Beppe Grillo denunciato per stupro: l'inchiesta procede a rilento

Figlio di Beppe Grillo denunciato per stupro: l'inchiesta procede a rilento

Figlio di Beppe Grillo inchiesta

L'inchiesta su Ciro Grillo, figlio di Beppe, non sembra essere sulla via della conclusione: le indagini proseguono con grande lentezza.

Pare non essere stata mantenuta la promessa della Procura di risolvere tempestivamente il caso del figlio di Beppe Grillo, accusato insieme ad altri tre ragazzi di stupro di gruppo: l’inchiesta procede infatti a rilento e non sembra essere vicina ad una risoluzione in tempi brevi.

L’inchiesta sul figlio di Beppe Grillo

Ad occuparsi dell’indagine è, per competenza territoriale, la Procura di Tempio Pausania. I fatti risalenti al 26 luglio 2019 sarebbero infatti avvenuti in Sardegna in una villa della famiglia Grillo. Qui una studentessa milanese ha denunciato di aver subito violenze da Ciro Grillo e dai suoi tre amici. Questi hanno sempre negato, confermando il rapporto ma sostenendo che fosse consenziente.

A distanza di quasi sei mesi il caso non pare prossimo ad una conclusione a causa della lentezza negli sviluppi dell’inchiesta. A settembre 2019 i Carabinieri avevano effettuato un blitz di perquisizione nell’abitazione incriminata per cercare di verificare la veridicità o meno del racconto della vittima. I magistrati avevano anche interrogato l’amica della 19enne anch’ella presente quella notte, che aveva dichiarato di essersi messa a dormire e non aver sentito nulla.

Dopo i primi sviluppi dell’indagine, il vuoto. L’ultimo atto noto a gennaio 2020 risalirebbe infatti a tre mesi prima, precisamente al 22 ottobre 2019, data in cui il procuratore Gregorio Capasso aveva convocato la madre di Grillo junior. Durante l’interrogatorio Parvin Tadjk, moglie di Beppe Grillo, aveva detto che quella notte si trovava in una dépendance della villa. Non si sarebbe però accorta di nulla perché stava dormendo.


Perché l’indagine prosegue a rilento

Secondo qualcuno la lentezza non è causata dalla Procura ma dalla presenza di numerosi professionisti pronti a difendere i giovani, tra cui l’esperto informatico Mattia Epifani. È infatti proprio dall’analisi dei telefonini dei ragazzi, già sequestrati dalle autorità, che potrebbero emergere elementi decisivi. In essi potrebbero essere contenuti foto, video o registrazioni che confermino le accuse o scagionino gli imputati dalle accuse.

Per questo i magistrati avevano nominato un consulente per estrarre una copia ufficiale dei contenuti. La sua relazione, dopo cinque mesi, non è però ancora stata depositata. Il rischio che potrebbe aprirsi dopo è che venga disposta l’analisi uno per uno dei contenuti, che potrebbe richiedere molte settimane se non mesi rallentando ancora di più l’andamento dell’inchiesta.