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Coronavirus, è boom della cannabis light in quarantena

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Aumentano i fatturati delle aziende di cannabis light durante la quarantena da coronavirus.

Sembra sempre più evidente che a resistere alla crisi economica scaturita dal coronavirus saranno le aziende e i settori che meglio sapranno adattarsi ai nuovi usi e consumi dei loro clienti. Ecco dunque che durante la pandemia i produttori di cannabis light hanno visto salire notevolmente il loro fatturato in quanto i loro prodotti sarebbero stati ritenuti essenziali da molti per poter sconfiggere l’ansia e il panico causato dalla quarantena imposta. Come riportato da Open, due imprenditori italiani attivi nel settore della cannabis light, Roberto Calia e Stefano Mei, hanno aumentato il fatturato delle loro aziende rispettivamente del 600% e del 420%. Il primo è alla guida della Myhempire, nata nel 2017 ad Altamura, il secondo presiedere la Mystical, fondata nel 2016 con due sedi in Toscana e 6 soci.

Boom della cannabis light in quarantena

Su questo improvviso aumento delle richieste è lo stesso Stefano Mei a dare una spiegazione: “Da una parte c’è chi utilizza la cannabis light per rilassarsi in un momento stressante come questo, dall’altra chi, non trovandola più in giro, visto che gli spacciatori dovrebbero stare a casa, opta finalmente per il mercato legale. In molti, abituati a comprare dagli spacciatori, ci chiedono la cannabis che fa effetto, che ovviamente noi non produciamo. Speriamo, quindi, che con questa scusa si accostino al mercato legale, lasciandosi alle spalle quello nero dove non sai nemmeno cosa ti vendono”.

Anche Roberto Calia sembra confermare quanto affermato dal collega: “I ragazzi spesso subiscono la pressione mediatica, i bollettini della Protezione civile, i morti, i contagi. Sono bombardati da queste informazioni che impattano sul loro stato emotivo. Sa quanta gente non riesce a dormire? E così, per combattere l’ansia da Coronavirus, usano la cannabis light”.

I loro clienti sono molto diversificati, con un gap di età compreso tra i 18 e i 60 anni. Spediscono in tutta Italia, ma anche all’estero con un aumento delle richieste nel periodo del coronavirus da Germania, Polonia e Belgio.

La cannabis light resiste alla crisi da coronavirus

Il settore della cannabis light è dunque uno dei pochi ad aver retto il colpo della pandemia, dopo che più volte nel corso dello scorso anno c’erano stati diversi tentavi volti a rendere nuovamente la vendita di cannabis illegale in tutte le sue forme. Erano seguite le chiusure di molte attività e poi la decisione di lasciare attiva la commercializzazione di cannabis solo nel caso in cui i prodotti fossero privi di efficacia drogante. Chi ha resistito a quello scossone, oggi si ritrova ad essere leader di un mercato in grande sviluppo.