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Coronavirus, le strade piene di persone non sempre corrispondono al vero

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Nei giorni di piena emergenza coronavirus, hanno suscitato molte polemiche le foto delle strade piene di gente. Tuttavia, non sempre dicono il vero.

Hanno fatto non poco scalpore le immagini del centro di Genova affollato di persone, proprio quando l’Italia si trovava ad affrontare l’apice dell’epidemia. Via Sestri, infatti, era piena di gente nonostante il richiamo del presidente della Regione Giovanni Toti. Neppure la polizia presente in strada intimoriva le persone, che hanno evitato l’isolamento passeggiando per il centro. Stessa situazione a Roma, dove nonostante i divieti imposti per far fronte all’emergenza coronavirus, le strade sono state fotografate piene di gente. Per le vie della Capitale, nel pieno dell’allarme Covid-19, erano troppe le persone in giro e, si teme, non tutte con comprovate esigenze. Scenario analogo a Napoli, dove i rioni affollati e la troppa gente in giro a fare la spesa hanno spinto il presidente De Luca a intensificare i controlli.

Tuttavia, Ólafur Steinar Gestsson e Philip Davali, due fotografi di Copenaphen, andando a fotografare le stesse scene con obiettivi diversi hanno dimostrato la verità. Non sempre quelle immagini corrispondono al vero.

Coronavirus, la verità sulle strade piene di persone

Le foto che ritraggono lunghe file di persone, il più delle volte in attesa che arrivi il proprio turno per entrare in negozio, possono trarre in inganno. Le immagini mostrano molte persone troppo vicine tra loro, non rispettando i limiti di distanziamento sociale richiesti obbligatoriamente per tutelare la salute propria e altrui, contenendo così il coronavirus. Molte anche le fotografie di strade apparentemente trafficate. Com’è possibile che ci sia così tanta gente in auto nonostante i divieti governativi italiani e stranieri?

La verità è stata dimostrata da Ólafur Steinar Gestsson e Philip Davali, i quali sono stati mandati dall’agenzia Ritzau Scanpix a fotografare le stesse scene usando obiettivi diversi. Così è emerso che le foto, se scattate usando un teleobiettivo e non un obiettivo grandangolare, possono far pensare che il distanziamento tra le persone non sia stato rispettato, ma non è così. I due fotografi, autori di questa attenta analisi, lo hanno spiegato in un articolo pubblicato sul sito del canale televisivo danese TV 2.

Il giornalista Thomas Baekdal, servendosi delle stesse immagini ed evidenziando alcuni particolari, ha provato la veridicità di quanto detto dai fotografi.

Con un obiettivo grandangolare, infatti, si ottengono immagini che mostrano le cose come le vedono gli occhi umani. Al contrario, con il teleobiettivo la scena appare schiacciata. Per questo motivo, le persone che magari si trovano a due metri di distanza possono sembrare molto vicine.

Le parole dei fotografi

Ólafur Steinar Gestsson ha spiegato che, se dovesse fotografare alcuni frammenti di vita quotidiana ai tempi del coronavirus, userà soprattutto obiettivi grandangolari. A sua detta, usare i teleobiettivi non è scorretto. Infatti, non sempre gli obiettivi grandangolari garantiscono un’immagine più realistica. Tuttavia, ritiene che l’effetto estetico delle foto sia secondario rispetto alla resa realistica che si ottiene con un grandangolare.

“Una possibile soluzione potrebbe essere di indicare nella didascalia della foto come è stata scattata, in modo che i photoeditor dei giornali possano sceglierla come credono meglio”, è la sua proposta.

L’effetto dei teleobiettivi è stato notato su Twitter anche da altri utenti. Quest’ultimi hanno commentato un articolo del quotidiano norvegese Dagbladet secondo cui, sabato 4 aprile, nel centro di Oslo moltissimi cittadini passeggiavano indifferenti di fronte alle regole sul distanziamento sociale.

Notando la posizione di un segnale stradale e di un lampione, è emerso che la fotografia mostrava un tratto di strada molto più lungo rispetto a quanto appariva nella foto. Il che conferma che spesso i teleobiettivi fanno apparire vicine cose anche molto distanti.