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Coronavirus, Istat: "11 mila morti in più correlate al virus"

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Secondo un report diffuso dall'Istat, in Italia altre 11 mila persone sarebbero morte per cause indirette legate al coronavirus.

Secondo quanto sottolinea un report dell’Istat relativo al tasso di mortalità in Italia, nel periodo tra fine febbraio e marzo risultano oltre 11mila casi di decessi non direttamente attribuibili al Covid-19 ma comunque correlati al coronavirus. Tre le possibili cause di questo fenomeno, tra cui l’assenza di tamponi e le possibili disfunzioni di organi come cervello, cuore, fegato e polmoni.

In totale, in Italia, nel mese di marzo di registra un incremento della mortalità pari al 49,4% rispetto alla media, con forti differenze a livello regionale e provinciale. Di questi, 13.710 (ovvero il 54%) sarebbero attribuibili al Covid-19.

Istat: “11mila morti correlate al coronavirus”

Il coronavirus ha già portato al decesso di migliaia di italiani, ma secondo quanto riporta l‘Istat il conteggio ancora non terrebbe in considerazione la percentuale di vittime correlate al virus:”Esiste una quota ulteriore di circa altri 11.600 decessisi legge in un report elaborato proprio dall’Istituto – per la quale possiamo, con i dati oggi a disposizione, soltanto ipotizzare tre possibili cause.

Le cause correlate corrispondo a tre tipi ben distinti di mortalità: “Abbiauna mortalità diretta da Covid-19 (decessi in cui non è stato eseguito il tampone), una mortalità indiretta correlata a Covid-19 (decessi da disfunzioni di organi quali cuore o reni, probabili conseguenze della malattia scatenata dal virus in persone non testate, come accade per analogia con l’aumento della mortalità da cause cardiorespiratorie in corso di influenza) e, infine, una quota di mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero e dal timore di recarsi in ospedale nelle aree maggiormente affette“.

Dati influenzati

Spiegano i ricercatori dell’Istat nel rapporto: “Una delle conseguenze più drammatiche degli effetti della epidemia riguarda l’incremento complessivo dei decessi. D’altra parte il dato dei morti riportati alla Sorveglianza integrata Covid-19 fornisce solo una misura parziale di questi effetti, essendo riferito ai soli casi di deceduti dopo una diagnosi microbiologica di positività al virus. Si tratta, pertanto, di un indicatore influenzato non solo dalle modalità di classificazione delle cause di morte, ma anche dalla presenza di un test di positività al virus“.

Considerando il periodo 20 febbraio-31 marzo– conclude il report- si osserva a livello medio nazionale una crescita dei decessi per il complesso delle cause del 38,7%: da 65.592 a 90.946, rispetto allo stesso periodo della media del quinquennio 2015-2019“.

L’incidenza regionale

L’Istat ha inoltre evidenziato notevoli differenze tra le province italiane: quelle più colpite registrano un incremento di morti rispetto al quinquennio precedente a tre cifre. Si conferma Bergamo la città che ha pagato il prezzo più alto, con un aumento del 568%. Seguono Cremona (391%), Lodi (371%), Brescia (291%), Piacenza (264%), Parma (208%), Lecco (174%), Pavia (133%), Mantova (122%), Pesaro e Urbino (120%).

Non mancano, tuttavia, città che vanno controcorrente e che hanno registrato, nel mese di marzo, una diminuzione dei decessi, come Matera (-11,3%) e Roma (-9,4%).