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Silvia Romano libera: la lettera del Preside dell'università dove ha imparato ad amare l'Africa

Silvia Romano

Nel giorno della liberazione di Silvia Romano, pubblichiamo la lettera del Preside dell'università in cui la volontaria si è laureata poco prima di essere rapita.

Silvia Romano si era laureata in “Mediazione linguistica” a febbraio del 2018, pochi mesi prima del sequestro avvenuto il 20 novembre. E infatti era in Kenya, come volontaria dell’associazione Africa Milele Onlus, per mettere in pratica quello che aveva imparato alla Scuola Superiore per Mediatori Linguistici oggi intitolata “P.M. Loria”. È lì infatti che ha sviluppato la passione per la cooperazione internazionale e la difesa sociale, proprio lei che aveva voluto discutere una tesi sulla tratta di esseri umani dall’Africa. Oggi, nel giorno della sua liberazione, pubblichiamo la lettera del professor Daniele Gallo, Preside dell’Università.

La lettera del Preside

Stamane in Somalia hanno liberato Silvia Romano, la cooperante milanese rapita in Kenia il 20 novembre 2018. Per la sua famiglia, per i suoi amici, per chi le ha voluto bene è una notizia che addolcisce la giornata e ridona significato alla vita.

Non faremo più a meno del suo solare sorriso, della sua irrefrenabile voglia di vivere, della sua necessità di rendersi utile agli altri. Ancora una volta le preghiere di tanti hanno perforato il Cielo spingendo chi frequenta quelle celestiali zone a emendare la bestialità umana e ad accontentare chi ci ha sempre creduto.

Silvia per prima: “Sono stata forte, ho resistito”, è stata la sua prima dichiarazione: non avevamo dubbi sulla sua energia vitale, sulla voglia di riabbracciare la mamma e il papà, la sorella e gli amici che non aspettavano altro che di vederla salire, insieme ai suoi salvatori, sulla scaletta dell’aereo che la riporta a casa. 


Il ritorno di Silvia rimette le cose a posto, nei nostri cuori e nel mondo: è come se avessimo vissuto questi diciotto mesi separati da qualcosa di vitale, fondamentale per la nostra vita, e che ci impediva di essere completamente in armonia con il resto.

Ricordo lo scorso 20 novembre, a un anno dal rapimento, quando spingevo i nostri studenti, suoi compagni, a pregare, a pensare a lei, a considerarla sempre tra noi, e a inviarle tutta l’energia positiva e l’entusiasmo di cui sono capaci i ventenni, insieme convinti che succedesse. È successo: Silvia sta tornando e fra poco non ci sentiremo più incompleti, sfuocati.