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Guido Silvestri e le sue pillole di ottimismo diventate virali

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In un lungo post su Facebook il virologo Guido Silvestri dà il commiato alle sue pillole di ottimismo: "Ritorno alla normalità".

Il virologo Guido Silvestri, nelle ultime settimane, ha dispensato quotidianamente pillole di ottimismo su Facebook. E adesso, con l‘inizio di una nuova fase da Coronavirus, lo scienziato – con un lunghissimo messaggio social – ne ha voluto dare il commiato. Un post che ha riscontrato grande successo in pochissime ore tanto da diventare virale: ben settemila condivisioni in sole 7 ore. Numeri da capogiro per il virologo Guido Silvestri. Il docente alla Emory University di Atlanta, con la sua rubrica ‘Pillole di ottimismo’, in queste settimane ha cercato di fare sempre chiarezza sulla situazione Coronavirus combattendo le fake news. Nel suo ultimo post – firmato anche da altrettanti stimabili e rispettatissimi scienziati – Silvestri evidenzia: “La riapertura (o meglio, l’allentamento progressivo del lockdown) rappresenta una sterzata necessaria per evitare lo scoglio della crisi economica – ma non si può ignorare che questa sterzata fatalmente ci avvicini allo scoglio del virus. come ho detto molte volte, ritengo che in questa fase dobbiamo usare quattro principi chiave: monitoraggio (ci dice la distanza dallo scoglio ‘virale’), flessibilità (per cambiare rapidamente direzione, se necessario), coordinazione (per manovrare in sinergia tra regioni e tra nazioni), e preparazione (a livello sanitario e sociale)”.

Le pillole di ottimismo di Guido Silvestri

Per Guido Silvestri la vita con il Coronavirus è cambiata. E anche rispetto a due mesi fa adesso bisogna agire in modo differente.”È assolutamente necessario dare una brusca sterzata lontano dallo scoglio dei disastri economici, sociali, psicologici e sanitari causati dal lockdown, anche a costo di avvicinarsi allo ‘scoglio virus'”. All’inizio anche per il virologo non c’erano alternative al lockdown ma due mesi dopo: “Abbiamo il dovere di chiederci se la situazione attuale richieda ancora un tipo di intervento così potenzialmente distruttivo della nostra società. Soprattutto, dobbiamo chiederci se le nostre scelte attuali in termini di ‘lockdown’ siano condizionate più del necessario dalla traumatica esperienza del marzo scorso. Perché adesso (fine maggio 2020) sappiamo molto, anzi moltissimo di più”.

Nella ricetta di Guido Silvestri c’è già la conoscenza di come gestire questi malati, dato che a marzo non si aveva: “Conosciamo tanti aspetti della trasmissione e della storia naturale dell’infezione; abbiamo terapie antivirali ed anti-infiammatorie di una certa efficacia, per non parlare del plasma convalescente e del plasma exchange; stiamo sviluppando vaccini molto promettenti; e molti ipotizzano anche che l’infezione si stia attenuando dal punto di vista della patogenicità”. Un dato che risalta agli occhi di Silvestri – e degli altri scienziati che hanno firmato il lungo post social del virologo – è l’estrema irregolarità di questo Coronavirus: “Come la distribuzione dei morti da Covid-19 sia stata estremamente irregolare con poche zone ad alta mortalità (Wuhan; Lombardia, nord Emilia-Romagna e Piemonte orientale; metro New York, Detroit e Boston ; Madrid e Barcellona; Ile de France; Guayaquil) e moltissime zone a bassa mortalità, anche negli stessi paesi (Italia meridionale; Florida e sud degli USA; Andalusia; sud-ovest Francia; Quito). I motivi alla base di queste differenze non sono affatto chiari, e collegarli unicamente all’effetto della chiusura è assolutamente arbitrario”.

Lockdown più pericoloso del Coronavirus

Guido Silvestri si domanda per quale motivo: “A oltre due mesi dalla ‘chiusura’ ci sono ancora molti più nuovi casi in Lombardia che nell’intera Italia Meridionale?” Oggi a spaventare il virologo italiano sono soprattutto gli effetti del lockdown, non tanto il Coronavirus in sé: “Mentre dei rischi di SARS-CoV-2 e COVID-19 si parla in modo incessante e con una straordinaria attenzione agli scenari peggiori, si parla piuttosto poco dei danni della chiusura. A me qui preme sottolineare non soltanto i danni economici, che pure sono ingentissimi, ma quelli a livello strettamente socio-sanitario”.

Silvestri evidenzia come: “Solo un atteggiamento miope ed irresponsabile può ignorare il fatto che un paese che si impoverisce, possibilmente fino ad arrivare sull’orlo della bancarotta, avrebbe enormi difficoltà a provvedere un servizio sanitario di qualità. Ed infatti già adesso tra i danni collaterali di COVID-19 c’è la peggior gestione sanitaria di molte altre malattie. Ancora più sottili, ma possibilmente più devastanti, sono i danni legati alle difficoltà psicologiche causate dall’isolamento di per sé, dalla crisi finanziaria, e dal peggioramento del servizio sanitario”.