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Coronavirus, riapertura delle discoteche: 2 metri di distanza sulla pista

fase 3 riapertura discoteche

Riapertura delle discoteche a partire dal 15 giugno. Si torna a ballare all'aperto: un metro di distanza nel locale, due metri sulla pista.

In Spagna le discoteche non riapriranno senza un vaccino disponibile, mentre in Italia cinema, teatri e discoteche sono pronti a ripartire. Nonostante l’emergenza coronavirus non possa ancora dirsi debellata, la riapertura delle discoteche è prevista per il 15 giugno. A 5 giorni di distanza, sono state fissate le linee guida da seguire per garantire massima sicurezza e le regole da rispettare. La distanza sociale resta fondamentale.

Coronavirus, la riapertura delle discoteche

Le Regioni hanno deciso: si torna a ballare, ma solo all’aperto. All’interno del locale dovrà essere mantenuta la distanza di sicurezza di un metro, che diventano 2 sulla pista.

Da lunedì 15 giugno si potrà andare al cinema e a teatro, partecipare a eventi e convegni. Riaprono anche le sale gioco e i bingo. Il 90% dei bar e dei ristoranti sono tornati attivi, mentre il 60% degli alberghi non ha riaperto. La Fipe stima un calo delle entrate superiore al 50%. Il nuovo Dpcm che il premier Giuseppe Conte firmerà entro venerdì 12 giugno conterrà le misure sulla scuola, sui viaggi all’estero e sulle precauzioni di tipo sanitario. Intanto i sindaci di tutta Italia, facendo appello alla Lamorgese e al governo, chiedono più controlli di polizia per gestire la movida spesso sfrenata.

È consentita la riapertura delle discoteche, ma restano vietati gli assembramenti. Lo si raccomanda, soprattutto in un luogo dove spesso la folla scatenata, tra musica e ballo, dimentica qualsiasi distanza. “Si devono riorganizzare gli spazi, per garantire l’accesso in modo ordinato e garantire almeno 1 metro tra gli utenti e almeno 2 metri tra chi accede alla pista da ballo. Se possibile, si devono organizzare percorsi separati per l’entrata e l’uscita”, fanno sapere dal governo. Ballare sarà possibile solo “negli spazi esterni come giardini e terrazze”. Resta l’obbligo della mascherina “negli ambienti al chiuso e all’esterno tutte le volte che non è possibile rispettare la distanza interpersonale di 1 metro”. Anche il personale di servizio deve utilizzare la mascherina. Inoltre, come per i bar, non è consentita la consumazione di bevande al banco.

Come controllare la movida?

Durante la videoconferenza alla quale ha partecipato anche il capo della polizia Franco Gabrielli, il ministro Luciana Lamorgese ha confermato la sua linea politica, escludendo una “militarizzazione” dei luoghi d’incontro. L’obiettivo resta “la sensibilizzazione verso comportamenti più responsabili.

Tuttavia, Antonio Decaro, presidente dell’Anci, ha chiesto una maggiore presenza della polizia. Infatti, ha spiegato: “I sindaci non possono gestire gli effetti e i controlli derivanti da decisioni assunte in posti molto lontani dal territorio. Questa storia che il governo prima, le Regioni ora o perfino un istituto come quello superiore di sanità, dispongano e a noi tocchi ottemperare non la tolleriamo più. Quando il governo ci ha chiesto una mano ci siamo stati. Ora ci aspettiamo risorse e norme necessarie per gestire la situazione della ripartenza nelle nostre città”.

Teatri, cinema e convegni

Dopo aver fissato le regole per garantire massima sicurezza nei teatri e nei cinema, sono state stabilite le norme per partecipare ai convegni.

Si prevede che “gli uditori e il personale addetto all’assistenza (accettazione, tecnici, tutor d’aula) dovranno indossare la mascherina per tutta la durata delle attività. Nelle aree poster bisogna riorganizzare gli spazi in modo da favorire il rispetto del distanziamento interpersonale, valutando il contingentamento degli accessi, e promuovere la fruizione in remoto del materiale da parte dei partecipanti. Eventuali materiali informativi e scientifici potranno essere resi disponibili preferibilmente in espositori con modalità self-service o ricorrendo a sistemi digitali”.

Gli alberghi

Federalberghi denuncia una profonda crisi del settore. Il presidente Bernabò Bocca ha fatto sapere che si stima una “perdita di posti di lavoro pari a 118mila persone”.

La stagione primaverile 2020 è andata in fumo e anche l’estate è a rischio. Servono interventi urgenti per salvare imprese e posti di lavoro”, è l’appello indirizzato al premier Conte e al governo. Tra gli albergatori non manca la sfiducia e i dubbi sul futuro restano molti. “Nonostante sia venuto meno il divieto di spostamento tra le regioni, solo il 40% degli alberghi italiani è attualmente aperto. E il 26,8% ha già deciso che rimarrà chiuso per tutto il mese di giugno. Solo il 78,9% degli alberghi italiani prevede di essere aperto ad agosto, nonostante si tratti tradizionalmente del mese clou per il mercato delle vacanze”, ha spiegato il presidente di Federalberghi.