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Scambio di salme a Roma durante l'emergenza Covid-19

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Scambio salme nei giorni più bui dell'emergenza Covid-19 a Roma: i familiari cercano la verità.

A Roma, si è verificato una scambio di salme nei mesi più duri dell’emergenza Covid-19. L’episodio parte dalla casa di cura La Serenità di Nerola e a renderlo noto sono i familiari di una delle vittime, la signora Giuseppina Candelori, che della Rsa era ospite. Il 24 marzo scorso, stando al racconto di Rory Cappelli su Repubblica, i figli della donna vengono informati che la mamma è risultata positiva al coronavirus e il giorno tutti i pazienti della struttura vengono trasferiti al Nomentana Hospital. Meno di un mese dopo, il 15 aprile, la signora Giuseppina muore e il giorno dopo arriva la terribile scoperta: la salma non è quella della madre.

Roma, scambio di salme durante il Covid-19

Dopo il trasferimento della signora al Nomentana Hospital i figli avevano perso ogni forma di contatto con la madre fino al 30 marzo, quando erano riusciti a parlare con un medico di turno. Il 10 aprile la signora risulta ancora positiva a due tamponi, ma al Nomentana Hospital scoppia un focolaio e la donna viene trasferita nella Rsa di Guidonia. A causa di un ulteriore peggioramento delle sue condizioni, la signora Giuseppina viene ricoverata il 12 aprile al Policlinico Umberto Primo di Roma. Muore il 14 aprile e il giorno dopo i figli si recano alla camera ardente di viale Regina Elena, dove scoprono che la salma non è quella della loro mamma. In uno di dei tanti trasferimenti, qualcosa è andato storto e, secondo un’ipotesi ancora non del tutto confermata, è possibile che la signora sia stata tumulata l’11 aprile nel comune di Rocca Sinibalda (RI), sotto altro nome. I familiari della signora Giuseppina hanno presentato una denuncia e un esposto in commissariato.

“Sono passati tre mesi – raccontato i figli della signora Giuseppina a Repubblica – Siamo in ansia, prostrati, non sappiamo cosa sia veramente successo a nostra madre e dove sia finita: hanno scambiato le cartelle e allora come l’hanno curata? Quali medicine le hanno somministrato? È indegno che persone anziane siano state trattate così, abbandonate a loro stesse, in condizioni fisiche talmente compromesse da aver addirittura contratto la scabbia. È intollerabile”.