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Coronavirus, Remuzzi: "Non c'è seconda ondata, fase epidemica finita"

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Secondo Remuzzi l'Italia non sta vivendo una seconda ondata di contagi da coronavirus e la sua fase epidemica è praticamente finita.

Secondo il medico Giuseppe Remuzzi la fase epidemica in Italia è sostanzialmente finita ed è improprio parlare di seconda ondata di coronavirus. Per lui l’autunno sarà migliore di quello che molti pensano se i cittadini rispetteranno le norme anti contagio tra cui obbligo di mascherine e distanziamento.

Coronavirus: Remuzzi sulla seconda ondata

A indurre all’ottimismo l’esperto è, tra gli altri, uno studio dell’Istituto nazionale di Statistica e dell’Università di Milano secondo cui nella prima quindicina di maggio del 2020, nella seconda e in tutto giugno non ci sia stato eccesso di mortalità rispetto all’anno precedente. Cosa che lo ha spinto ad affermare che l’Italia non stia vivendo una seconda ondata di contagi. Ciò non esclude che possa esserci in futuro, ma per il momento “siamo entrati nella fase della sorveglianza che comprende la ricerca accurata dei contatti di persone positive al tampone“.

L’incremento dei casi non è a suo dire preoccupante perché accompagnato da un considerevole aumento dei test. In più questi ultimi rilevano anche la presenza di frammenti di Dna virale, ma non è detto che appartengano ancora ad un virus capace di contagiare. L’ansia che si è generata dall’elevato numero di positivi deriva secondo lui dal fatto che si confondono contagiati con malati. “Ci spaventiamo per numeri che non significano moltissimo e che indicano solo che troviamo le cose laddove ci sono“, ha spiegato. E il fatto che i tamponi siano aumentati per lui è già sintomo di un’uscita dalla fase epidemica perché significa che si è passati a quella di sorveglianza.

A sostegno di ciò ha citato il numero delle terapie intensive occupate, poco più di cento, a fronte delle ottomila disponibili: “significa che al momento utilizziamo l’1,5% della nostra capacità di cure intensive“. Se anche dovessero salire come sta accadendo in Francia, dove gli intubati sono 500, “utilizzeremmo meno del 5 per cento delle nostre risorse“.


Remuzzi si è infine espresso sul rientro a scuola che a suo dire avverrà in piena sicurezza. Pur ammettendo che qualche istituto dovrà chiudere qualora si verificassero tanti casi positivi, ha sottolineato come questo faccia parte della sorveglianza. E a chi lo accusa di essere negazionista risponde così: “Ma proprio no. Cerco solo di stare ai fatti e di leggerli in modo corretto senza farmi prendere dall’emotività“.