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Cesare Battisti trasferito in Calabria: negato il carcere meno duro

Cesare Battisti trasferito in Calabria

Negata la richiesta di spostamento a Roma o Milano. Battisti andrà a Rossano Calabro in una struttura riservata a condannati per terrorismo.

Cesare Battisti ha iniziato lo sciopero della fame come segno di protesta contro l’isolamento diurno nel carcere di Oristano. L’ex terrorista, malato di epatite, ha rifiutato anche la terapia. “Sono sequestrato, mi sento oltre che prigioniero politico anche prigioniero di una sporca guerra, guerra tra lo Stato e la lotta armata”, ha detto Battisti al suo legale. Per lui si tratta di una “vendetta di Stato, vendetta nei miei confronti a distanza di oltre 40 anni dalle contraddizioni sociali”. Presto Cesare Battisti sarà trasferito in Calabria. Negato il carcere meno duro: si tratta infatti di una struttura riservata a condannati per terrorismo.

Cesare Battisti trasferito in Calabria

Condannato all’ergastolo per 4 omicidi, l’ex militante del Pac lascerà il carcere di Oristano, dov’è attualmente detenuto, per raggiungere quello di Rossano Calabro, in provincia di Cosenza. Il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria non ha accolto la richiesta di Battisti, che chiedeva un’attenuazione del regime carcerario in considerazione del suo stato di salute. La difesa chiedeva quindi il trasferimento a Roma o a Milano. Contro tali richieste era arrivato anche il parere della direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.

Estradato in Italia nel 2018 dopo essere stato catturato in Bolivia, Battisti ha concluso a Oristano il periodo di isolamento diurno, inflitto come pena accessoria all’ergastolo. Sarà spostato nel carcere ad alta sicurezza di Rossano Calabro, il quale ammette però alcuni spazi di socialità. Nella nuova struttura dovrà solo trascorrere un isolamento sanitario di due settimane, nel pieno rispetto delle norme anti-Covid.

Oltre ai penitenziari di Sassari, Nuoro e L’Aquila, anche quello di Rossano Calabro fa parte del cosiddetto “circuito di Alta sicurezza” per condannati per terrorismo.

Intanto Battisti, al quale la magistratura di Cagliari aveva già negato i domiciliari nel pieno dell’emergenza coronavirus, ha incontrato Gianfranco Sollai, il suo legale. “Il ’68, in Italia, è durato 15 anni. La guerra delle istituzioni nei miei confronti viene esternata con la segretazione degli atti, con l’isolamento forzato e illegittimo e con una classificazione retroattiva di 41 anni”, sono state le sue parole. Secondo l’ex terrorista, quelle che lui definisce “contraddizioni” sono “frutto dello stesso Stato e hanno generato anche il fenomeno della lotta armata che, come risaputo, ha visto coinvolte oltre un milione di persone, 60mila fermi e 5.800 condanne, come riportato a suo tempo dal Presidente della Repubblica Cossiga. E tutt’oggi lo Stato vuole per tutto ciò sacrificare me in nome di una giustizia che non c’è”.