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Covid, Rezza: "Trend contagi ancora alto, obiettivo defluire pronto soccorso"

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"Il numero di positivi al Covid-19 sul numero di tamponi supera il 10%", avverte Giovanni Rezza.

Il nuovo dpcm del Premier Giuseppe Conte ha emanato misure più restrittive in alcune regioni al fine di contrastare la diffusione del Covid-19. L’Italia è stata divisa in zone gialle, arancioni e rosse. Nelle ultime due i provvedimenti più severi: chiusura totale di bar e ristoranti e divieto di spostamento tra Comuni e da e verso altre regioni. Nelle zone rosse chiuderanno anche gli esercizi commerciali. L’obiettivo è di evitare il sovraffollamento degli ospedali.

A parlare del trend dei contagi e della situazione relativa alle strutture sanitarie nel territorio, in conferenza stampa al Ministero della Salute, Giovanni Rezza.

Il trend dei contagi

Giovanni Rezza, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, in conferenza stampa si è espresso relativamente all’andamento della curva dei contagi di Covid-19: “Le oscillazioni quotidiane – dice – sono ampiamente previste, quello che bisogna vedere è come va il trend. E certamente nelle ultime 3 settimane abbiamo avuto un trend in aumento, anche se negli ultimi giorni, a occhio e croce, vediamo una certa stabilizzazione a livelli relativamente elevati. Il numero di positivi sul numero di tamponi supera il 10%. Il tasso di positività è quindi ancora piuttosto elevato e questo è un segnale non del tutto positivo“.

Il sovraffollamento degli ospedali

Gli ospedali, inoltre, rischiano di arrivare al collasso con il continuo aumento dei casi: “Il numero di ricoveri, anche in terapia intensiva, negli ultimi giorni è stato tendenzialmente in aumento – ha continuato Rezza anche se in quasi tutte le aree del Paese ancora non si registra una vera e propria criticità, perché il numero di posti in terapia intensiva è aumentato rispetto alla fase 1. Oggi abbiamo avuto +67 ricoveri in terapia intensiva e oltre mille ricoveri in area medica, quindi più o meno il trend sembra mostrare una certa stabilizzazione.

Non sappiamo ancora se possiamo vedere gli effetti di alcuni provvedimenti – ha puntualizzato – In genere l’impatto delle misure si vede dopo 2-3 settimane. Diminuire l’afflusso ai Pronto Soccorso e alle strutture ospedaliere è in questo momento assolutamente una priorità, perchè se è vero che la mortalità tende ad essere più bassa, quando aumentano i casi cresce il numero dei decessi dopo un po’ di tempo. Con una patologia che nella maggioranza dei casi ha pochi sintomi bisogna ridurre il rischio di ingolfare le strutture ospedaliere“.

Il nuovo dpcm

Infine, Giovanni Rezza ha parlato del nuovo dpcm che emana particolari misure restrittive in base alle regioni: “Credo che l’applicazione di zone rosse su base sub-regionale, a parti piccole sul territorio, sia un meccanismo ancora del tutto praticabile. È la Regione che sul campo riesce a cogliere prima se ci sono problemi in una determinata zona. È stata sempre questa la filosofia che ha ispirato l’istituzione di zone rosse, decise con ordinanze dalla Regione, a volte consultandosi con il Ministero della Salute, piuttosto che con il Comitato tecnico scientifico o con l’Istituto superiore della sanità. Credo inoltre – conclude – che una Regione potrebbe dire ‘in questa provincia assolutamente non abbiamo problemi’, e valutare quindi la possibilità di esentarla dall’applicazione di misure più restrittive”.