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Mascherine FFP2, molte non sono a norma europea e non filtrano

Mascherine FFP2 non norma europea

Le mascherine FFP2 e le norme europee non rispettate: la denuncia di una società di import export con la Cina.

Le mascherine FFP2 sono considerate il miglior modo per proteggere se sesti e gli altri dal coronaviurs, ma sempre più spesso si registrano casi di prodotti venduti nel mercato italiano che non sono a norma delle direttiva europea sul tema. A lanciare l’allarme è una società internazionale di import export sull’asse Italia-Cina che al Corriere della Sera ha riferito che essendo notevolmente aumentata la domanda di questa tipologia di dispositivo di sicurezza personale, sia cresciuto anche il numero di truffe messe in atto da alcuni operatori economi. Alcune delle mascherine in commercio in Italia non superano i normali test previsti per questo tipo di bene, non filtrano e, in alcuni casi, non sarebbero nemmeno in grado di contenere il respiro.

Mascherine FFP2 non a norma europea

“Da quando è iniziata la pandemia – riferiscono dalla società di import export con la Cina – si sono moltiplicati i clienti che vogliono importare dispositivi di protezione dall’Asia. Il punto è che la maggior parte del materiale in commercio non corrisponde alle certificazioni“. Questo evidenzia un problema di grande entità, soprattutto se si considera che la mascherina è spesso un vero e proprio salvavita per le persone più fragili e che delle FFP2 esistono ora anche delle linee per i bambini.

“Chi le produce – dice Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione Microbiologi Clinici italiani – e vuole venderle in Europa deve rivolgersi a un laboratorio europeo accreditato per la certificazione. La documentazione va quindi inviata all’apposito ufficio della Comunità europea dove viene rilasciato il marchio CE. A questo punto tutti gli stati membri sono autorizzati ad acquistare le mascherine”.

La domanda a questo punto sorge spontanea: a chi spetterebbe controllare tutto questo? In tempi normali tale pratiche sarebbero svolte da Politecnici o Istituti di Fisica delle Università su assegnazione dell’Istituto Superiore di Sanità o del Ministero della Salute, ma lo stato d’emergenza impedisce loro in questa fase di occuparsi di questo aspetto lasciando un mercato della truffa quasi del tutto incontrastato.