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Diritto all'aborto, la storica decisione della Francia e le differenze con l'Italia

donna incinta

La storica decisione presa dalla Francia sul diritto all'aborto può essere un invito a riflettere anche per l'Italia

Con uno storico voto dell’Assemblea nazionale e del Senato riuniti in sessione comune, la Francia diventa il primo Paese del mondo a inserire il diritto all’aborto nella propria Costituzione. Le differenze con tanti altri Paesi, anche della stessa Unione europea, sono evidenti.

Diritto all’aborto: il voto in Francia

La decisione storica dei francesi riaccende i riflettori sul dibattito legato al tema, sempre spinoso, dell’aborto. Grazie ai 780 voti a favore (con solamente 72 contrari), la Francia cambia ufficialmente la propria Costituzione per inserire al suo interno un riferimento specifico all’interruzione di gravidanza. Una presa di posizione che era nell’aria perché in discussione ormai da due anni, ma che adesso, con l’introduzione del diritto nell’articolo 34, rende molto più complesso ostacolare legalmente l’aborto. In Unione europea, lo sappiamo, l’interruzione di gravidanza è a tutti gli effetti legale, ma con grandi differenze tra i vari Paesi e spesso i modi per ostruirla sono molteplici. Si pensi, per esempio, ai casi di Polonia e Malta, gli Stati a noi più vicini che adottano leggi ancora molto restrittive.

Diritto all’aborto: la legge in Italia

E l’Italia? Nel nostro Paese la pratica è regolamentata dalla legge 194 del 1978, una normativa che ha vissuto degli aggiornamenti con il passare degli anni ma che non è mai stata profondamente cambiata. In Italia, ad oggi, la legge sull’aborto permette alle donne di ricorrere all’interruzione volontaria di una gravidanza entro i primi 90 giorni dal concepimento per motivi che possono essere di salute, economici, sociali o familiari. L’iter necessario per poter procedere è abbastanza complesso e si compone da diversi step: dall’esame delle possibili soluzioni dei problemi proposti, all’aiuto alla rimozione delle cause che porterebbero all’interruzione della gravidanza, passando per l’invito a soprassedere per 7 giorni in assenza di urgenza.

Diritto all’aborto: a che punto siamo

Il tema dell’aborto rimane sempre uno dei più complessi da analizzare, anche in materia di legge, soprattutto perché è caratterizzato da una forte connotazione etica. L’Italia in questo momento è certamente molto lontana dal poter prendere una decisione simile a quella che è diventata ormai ufficiale nella vicina Francia e l’aborto, nel nostro Paese, spesso viene ancora messo in discussione. Non è un caso, per esempio, che dopo la sentenza Usa del 2022 che annullava la “Roe v. Wade” e la conseguente reazione dell’Europarlamento che voleva inserire il diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali, la destra italiana si fosse espressa contrariamente. Non solo, anche quando il report Ue per i diritti riproduttivi chiedeva ai 27 Stati di assicurare l’accesso sicuro e universale all’aborto, la destra di Meloni aveva votato contro.

Ancora più recente, è la proposta di legge di iniziativa popolare ‘Un cuore che batte‘. Una petizione di una associazione anti abortista che il VI municipio aveva rilanciato su Facebook e nella quale si spiegava di voler obbligare le donne che volessero abortire ad ascoltare il battito cardiaco del feto.