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Coronavirus, per l'Fmi è recessione globale: Pil italiano a -9,1%

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Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, l'emergenza coronavirus causerà una crisi economica globale peggiore di quella del 2008.

Destano grande preoccupazione le previsioni del Fondo Monetario Internazionale in merito agli scenari di crisi economica dovuto alla pandemia di coronavirus nel mondo. Secondo gli ultimi rapporti dell’Fmi l’economia dell’intero pianeta si contrarrà del 3% nel corso del 2020, dato che supera ampiamente lo 0,6% di perdite raggiunto durante la cosiddetta grande recessione del 2008/2009 a seguito della crisi dei mutui subprime e del crac di Lehman Brothers.

Coronavirus, prevista crisi economica globale

Stando ai dati del Fondo Monetario Internazionale a essere maggiormente colpite dagli effetti della pandemia saranno le economie del continente europeo, con l’intera Eurozona che perderà il 7,5% del proprio Pil. Tra queste il dato peggiore è senza dubbio quello dell’Italia che vedrà contrarre la propria economia addirittura del 9,1%, seguita a breve distanza dal -8% della Spagna, dal -7,2% della Francia e dal -7% della Germania. Gli Stati Uniti invece perderanno “soltanto” il 5.9% del Pil.

Anche le economie emergenti però dovranno fare i conti con la recessione globale provocata dal coronavirus, come la Cina che nel corso del 2020 vedrà scendere la propria economia del 4,8%. Dati negativi anche per il commercio internazionale che crollerà dell’11%. Tuttavia secondo l’Fmi la grande caduta che stiamo per affrontare potrà essere attutita dalle misure di sicurezza che verranno adoperate per aiutare le nazioni più vulnerabili. Una rete di supporto globale che non esisteva al tempo della grande crisi del ’29.

Il commento dell’Fmi

A commentare i dati pubblicati all’interno del World Economic Outlook, che proprio a causa della crisi che ci aspetta quest’anno è stato è stato intitolato The Great Lockdown, è stata la nuova capo economista dell’Fmi Gita Gopinath, che ha affermato: “Il mondo è cambiato drammaticamente in tre mesi, dalla pubblicazione del nostro ultimo World Economic Outlook. […] Questa crisi non è come le altre e lo shock è più grande. Come in una guerra c’è incertezza sulla durata e l’intensità dello shock. […] In una crisi normale si stimola la domanda, ma oggi in larga parte la crisi è dovuta alle misure di contenimento, per questo stimolare l’attività può essere arduo o per molti settori indesiderabile”.