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Caso Lula, un piano di giudici e pm? Le intercettazioni

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Scoppia la bomba su "Lava Jato", la grande operazione anticorruzione del Brasile: migliaia di anni di dialoghi tra magistrati e giudici divulgati.

Una bomba in stile Wikileaks è scoppiata ieri in Brasile con la divulgazione di anni di dialoghi segreti tra magistrati e giudici della grande operazione anticorruzione “Lava Lato“. Autore dello scoop è ancora una volta il giornalista americano Glenn Greenwald, alla guida del sito investigativo “The Intercept” e già protagonista dell’inchiesta risalente al 2007 contro Edward Snowden. Lula condannato ingiustamente? C’è la mano magica dei giudici dietro la vittoria di Jair Bolsonaro?

Intercettazioni bollenti

I giudici avrebbero tolto Lula dalla corsa presidenziale dello scorso anno per evitare che tornasse al potere. E’ Gleen Greenwald, autore di un nuovo scoop, a sostenere la tesi del complotto. Il giornalista Usa – protetto dalla Russia, che vive da tempo a Rio de Janeiro, ha divulgato migliaia di intercettazioni (via voce o app di messaggistica Telearma) che riguardano il processo che ha visto Lula essere condannato per la super mazzetta ottenuta in regalo: il famoso attico sull’Oceano Atlantico. Il primo imbarazzante punto mostra la collaborazione tra pm e giudice, ovvero tra il capo del pool di Curitiba Daniel Dallagnol e Sergio Moro – oggi ministro della Giustizia nel governo Bolsonaro, ma che al tempo avrebbe emesso le condanne per Lula e decine di altri imprenditori e politici. Dalle intercettazioni è evidente il lavoro congiunto tra giudice e pubblica accusa, chiaramente contrario ai principi del diritto penale: Dallagnol e Moro si scambiano opinioni e consigli su come costruire l’atto di accusa contro Lula. Il giudice, Moro, sembra aver seri dubbi su una prova capitale e la proprietà dell’appartamento e sull’utilizzo di quest’ultimi ai fini di un reportage giornalistico. Poi indirizza i pm sulla cronologia dell’operazione. E ancora: dialoghi tra i magistrati di Curitiba che si scambiano considerazioni “politiche” sul loro operato e sugli effetti delle loro indagini su Lula e il suo Partito del lavoratori.

Tutta una menzogna

Greenwald rivela: tutta l’imparzialità proclamata dai giudici anticorruzione in Brasile è una menzogna. Tra i tanti fatti che vengono alla luce, si scoprono le frasi di tripudio dei vari giudici per il successo delle manifestazioni in piazza che fecero cadere Dilma Rousseff per impeachment. O ancora gli sforzi, paganti, che hanno impedito a Lula – già condannato e in carcere, di rilasciare un’intervista che avrebbe probabilmente rilanciato il suo candidato, Fernano Haddad, nella battaglia contro Bolsonaro. Ballottaggio che ha perso.

Tonnellate di materiale

La quantità di materiale hackerato potrebbe essere enorme e a rivelarlo è proprio Intercept, che promette altre rivelazioni nelle prossime settimane. Il Brasile è ora diviso sugli effetti dei leaks: la destra, al potere, parla di “tanto rumore per nulla” accusando Lula – su tutti, di manovrare i media per fermare il rinnovamento e con lui tutta la vecchia politica. La sinistra, con gli avvocati di Lula schierati, parlano di annullare la condanna all’ex leader: tra le voci di corridoio che si susseguono, c’è chi chiede a gran voce le dimissioni dell’ex giudice Moro dal ministero, quale starebbe preparando un nuovo pacchetto di misure anticorruzione.

Lava Jato

L’operazione “Lava Jato” ha fatto saltare molte teste, includendo personaggi di tutti i partiti e chiudendo in galera i maggiori imprenditori del Brasile. Quello che stupisce è che il centro della politica rimanga il caso Lula: i numeri con cui l’estrema destra ha trionfato alle ultime politiche, lascia molti dubbi sul fatto che l’ex leader godesse ancora dei consensi necessari per tornare alla presidenza. Ma non la pensano allo stesso modo i suoi: Lula è innocente e la sua condanna è stata finemente architettata e costruita a pennello. Da qui l’attacco trasversale a tutta l’operazione, che ignora volutamente i miliardi arrivati ai partiti per finanziare le campagne e il vergognoso arricchimento di ex ministri e governatori di Stato già dimostrato dai fatti.